
Australia: approvata legge che obbliga anche la Chiesa a denunciare i pedofili
CANBERRA-ADISTA. Una nuova legge australiana, approvata il 7 giugno dall’ACT Legislative Assembly di Canberra, che entrerà in vigore il 31 marzo 2019, impone alle organizzazioni religiose di denunciare qualsiasi caso di abuso su minore entro 30 giorni: dunque, alla Chiesa cattolica, di rompere il segreto confessionale per denunciare casi di pedofilia. E la Chiesa, ovviamente, protesta. «I preti sono vincolati da un voto al segreto della confessione – ha detto in un articolo sul Canberra Times (6/6) il vescovo di Canberra mons. Christopher Prowse – e senza quel voto, chi sarebbe disposto a liberarsi dei suoi peccati?». «Il governo minaccia la libertà religiosa – ha denunciato – autonominandosi esperto di pratica religiosa e tentando di cambiare il sacramento della confessione senza apportare miglioramenti alla sicurezza dei bambini». «Infrangere il segreto della confessione – ha aggiunto – non impedirà l’abuso e non ci aiuterà nel nostro sforzo di accrescere la sicurezza dei bambini»: «Quale pedofilo si confesserebbe più da un prete se pensasse di essere denunciato?».
A nessuna delle parti in causa sfugge la complessità della vicenda, dal momento che un prete che violi il segreto della confessione incorre in una scomunica latae sententiae; di qui la necessità di ulteriore dibattito con il governo nei mesi prossimi, come richiesto da Prowse: «Insieme possiamo garantire la protezione dei diritti dei minori e conservare l’integrità dei nostri sacramenti».
* foto di Emilio Labrador tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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