
Missionarie scalabriniane dopo il caso Aquarius: spetta a noi raccogliere il grido della povera gente
«Il caso, o meglio, le persone presenti sulla nave Aquarius sollecitano il nostro essere persone con una coscienza morale che deve rabbrividire di fronte a questa situazione che sembra stia trattando di affari umani e non di persone». È la dichiarazione di suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle congregazione delle Suore Missionarie Scalabriniane, da sempre impegnate nell'accoglienza e nell'assistenza ai migranti.
La vicenda della nave Aquarius della Ong Sos Mediterranée ha sollevato il duplice problema dell'accoglienza di chi fugge e della corresponsabilità di tutti i Paesi membri Ue di fronte alla grave crisi dei migranti. «La vera lotta – sottolinea però la superiora – è da fare nei riguardi dei trafficanti di esseri umani, criminali senza scrupoli che approfittano delle speranze della povera gente».
Altra ricetta che la classe politica europea non sembra ancora in grado di mettere in campo, complice il clima da eterna campagna elettorale provocato dall'avanzata dei populismi e dalla crisi dei partiti tradizionali, è quella dell'apertura di vie d'accesso legali e sicure per i richiedenti protezione internazionale. «I corridoi umanitari – conferma suor Neusa – sono una soluzione per gestire questi flussi ma è necessario che tutti capiscano come i 4 verbi indicati da papa Francesco, ‘accogliere’, ‘proteggere’, ‘promuovere’ e ‘integrare’ siano alla base di un percorso concreto di pace, dialogo e convivenza civile. La politica sta utilizzando criteri rigidi, di strapotere, perché il loro pensiero non rappresenta tutta l’Italia o l’Europa, per cui è da combattere anche questo agire politico. Si dia priorità a quella povera gente, disperata, a quel grido che spetta a noi raccogliere».
* Immagine di Irish Defence Forces, tratta da Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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