
Vescovi del Congo: appello per salvare il processo elettorale
Al termine della 55.ma Assemblea Plenaria presso il Centro d'accoglienza Caritas a Kinshasa, lo scorso 29 giugno, la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha lanciato l'appello per «salvare il processo elettorale» e dire con forza "no" al rinvio delle elezioni.
Il popolo congolese ha pagato un prezzo di sangue per ottenere il ritiro del presidente Joseph Kabila – ancora sul più alto scranno nonostante decaduto a dicembre 2016 – in un reale processo di alternanza democratica e le elezioni, presidenziali, parlamentari e locali, non oltre il 23 dicembre 2018, rileva il documento firmato da don Donatien Nshole (segretario generale della Cenco).
A sei mesi da quell'appuntamento i vescovi del Congo si dicono «molto preoccupati per il clima di insicurezza» che si vive nel Paese e per l'incertezza che ancora aleggia sulla scadenza elettorale. «I diritti umani sono ancora violati», denuncia la Cenco, ma resta ferma per i presuli la convinzione che «la risoluzione pacifica della crisi nel Paese richieda necessariamente l'organizzazione di elezioni credibili. Dobbiamo salvare il processo elettorale», prosegue la Cenco, e tutti devono fare la loro parte. Kabila, nel pieno rispetto dell'Accordo di San Silvestro (siglato grazie alla mediazione dei vescovi il 31 dicembre 2016, ma poi ampiamente disatteso) deve fare un passo indietro senza candidarsi per un terzo mandato. Dal canto suo, il popolo deve continuare invece a tenera alta l'aspirazione per la democrazia e l'alternanza, «senza cedere alla paura, la rassegnazione o la violenza». Un richiesta – o tirata d'orecchi? – i vescovi l'avanzano anche nei confronti della comunità internazionale, perché «continui a sostenere il processo elettorale e porre l'interesse del superiore del popolo congolese al centro dei negoziati diplomatici».
* Foto di Kim Yi Dionne tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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