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Conferenza di Palermo sulla Libia: non è da queste potenze che verrà la riconciliazione

Conferenza di Palermo sulla Libia: non è da queste potenze che verrà la riconciliazione

PALERMO-ADISTA. Infine è sicuro: il maresciallo libico Khalifa Haftar non sarà presente alla Conferenza sulla Libia che si apre questa mattina a Palermo. Sarà però presente a un incontro a margine del summit in cui discuterà delle condizioni di sicurezza con Italia, Egitto, Russia, Ciad, Sudan e Niger. Questaè l’ultima notizia di stamattina sull'argomento, lanciata da askanews. La notizia si deve a «una fonte di alto livello» del comando dell’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar citata dal Libyan Address Journal. La fonte ha precisato che sarebbe questo «il compromesso raggiunto ieri durante» l’incontro tra Haftar e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Rajma, fuori Bengasi. L’incontro è stato smentito da Palazzo Chigi, ma «fonti dell’Lna hanno confermato che Conte è stato a Rajma», ha aggiunto il sito libico. Le stesse fonti avevano già precisato che Haftar avrebbe rinunciato a partecipare alla Conferenza per la «presenza di rappresentanti del Qatar e di un gruppo legato ad Al Qaida, parti non gradite al maresciallo». Ma se n'è avuta la certezza solo qualche ora fa.

Dificile lo svolgimento di questa Conferenza, perché la Libia è un Paese che scotta, il rischio di bruciarsi è scontato. Tanto che al summit di Palermo le autorità dei Paesi partecipanti sono, in un certo senso, di basso profilo: è disertato da  leader quali Putin, Merkel, Macron e, da parte Usa non c’è il segretario di Stato, Mike Pompeo. Tuttavia, per gli Usa è presente il consigliere speciale del dipartimento di Stato per il Medioriente, David Satterfield; la Russia ha inviato una delegazione guidata dal premier Dmitri Medvedev e il vice ministro degli Esteri, Mikhail Bogdano. La Commissione Ue ha confermato la partecipazione dell'Alto rappresentante per le politiche estere, Federica Mogherini.  

Resta confermata, informa l’Agi, la partecipazione di tre – data l’assenza di Haftar – dei quattro principali attori della Libia: il presidente della Camera dei Rappresentanti libica, Aghila Saleh, il presidente dell'Alto Consiglio di Stato libico, Khaled Al Meshri e il presidente del governo di Accordo nazionale, Fayez al Serraj. Dalla regione, saranno presenti i capi di Stato o di governo di Tunisia, Algeria, Ciad e Niger. Egitto e Marocco saranno rappresentati dai ministri degli Esteri.

In occasione del summit palermitano, e richiamando il Convegno svoltosi proprio a Palermo il 29 settembre scorso su “Mediterraneo, nonviolenza, pace”, il MIR, Movimento Italiano per la Riconciliazione, ha stilato una riflessione, intitolata “Non saranno i militari a portare la pace”, in cui si afferma che «il ripristino di condizioni di pace in Libia» non può «venire da accordi all’estero tra le potenze che hanno causato la crisi libica stessa». E inquadrando la situazione libica nel più ampio contesto sia del Medio Oriente che del Mediterraneo, chiede la realizzazione di una «Conferenza  internazionale tra Unione Europea e Unione Africana», per la quale candida ancora il capoluogo siciliano.

Di seguito il testo della riflessione del MIR.

«“Vogliamo affermare il Diritto alla Pace per tutta l’umanità, l’ONU ha sancito questo diritto con le dichiarazioni 71/189 vogliamo che sia applicato ai nostri popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente” (Convegno di Palermo “Mediterraneo, Nonviolenza, Pace”).

In riferimento alla conferenza di Palermo sulla Libia, il MIR Italia, ramo italiano dell’IFOR, unitamente al MIR Palermo ed alla Consulta della Pace del Comune di Palermo, ritengono che il ripristino di condizioni di pace in Libia non possa venire da accordi all’estero tra le potenze che hanno causato la crisi libica stessa.

Il conflitto trae origine dai bombardamenti francesi e inglesi contro Gheddafi, che – differentemente dalle rivoluzioni nonviolente arabe (Tunisia, Egitto, etc.) – tentavano una via militare al cambiamento di regime. Via militare volta a tutelare gli interessi commerciali degli eserciti coinvolti, nel tentativo di acquisire alle compagnie petrolifere nazionali il controllo delle risorse libiche. Il risultato dell’intervento militare è stato il proliferare delle bande armate e la divisione della Libia in più aree d’influenza.

Invece di contribuire agli sforzi di pace, L’Italia schiera in Africa circa 800 militari, asservisce le basi siciliane, come Sigonella e Birgi, alla guerra globale mediante i droni, aliena il proprio territorio per l’installazione del MUOS.

Non sono i militari a poter portare la pace.

Dalla crisi libica discende anche il dramma dei profughi e delle vittime in mare delle migrazioni.

Il tale quadro il governo italiano si sta muovendo unicamente in funzione della limitazione dell’operatività delle ONG che operano dell’ambito della Search and Rescue (SAR), fino ad arrivare a sollecitare la sottrazione, per ben due volte in un mese, della bandiera di navigazione della nave Aquarius di SOS Mediterranée, cui va la nostra incondizionata solidarietà.

Chiediamo in particolare che cessino tali provocazioni, sia ripristinato il diritto di navigazione, sia restituita la bandiera di navigazione all’Aquarius, nave che da sola ha salvato – direttamente e indirettamente – circa 70.000 vite umane.

Chiediamo inoltre l’istituzione di un corridoio umanitario che consenta l’evacuazione in sicurezza di tutti i profughi, a rischio di violazione dei diritti umani, attualmente in Libia.

Nel Mediterraneo soltanto un quadro di relazioni multilaterali tra tutti i paesi africani ed europei potrà governare i processi in atto, dalle migrazioni, ai conflitti, al proliferare delle armi di distruzione di massa (per la quale chiediamo l’estensione al Mediterraneo di una zona libera da armi nucleari).

“Vogliamo quindi che Palermo sia candidata a sede di una prossima Conferenza  internazionale tra Unione Europea e Unione Africana” (Convegno di Palermo “Mediterraneo, Nonviolenza, Pace”)

I processi di riconciliazione nel Mediterraneo possono partire dalla base comune dell’accordo di Parigi sul clima globale, non a caso firmato sia dagli israeliani, sia dagli arabi (inclusi libici e palestinesi), sia dagli iraniani: in particolare dal fondo di 100 miliardi di dollari che può essere in cospicua parte destinato all’ecosviluppo dell’Africa: il possibile tema di un vertice UE-Africa per il quale abbiamo candidato la città di Palermo».

MIR – Movimento Internazionale della Riconciliazione

*Foto tratta da Wikipedia Commons immagine originale e licenza

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