
Nuovo "caso Aquarius": solita propaganda politica sulla pelle dei migranti?
Ancora nei guai la nave Aquarius. Per chiarire l'ipotesi del reato di irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo, il gip catanese Carlo Cannella ha disposto il sequestro della ex nave oceanografica gestita dalla ong Sos Mediterranée in collaborazione con Medici Senza Frontiere (Msf).
L'accusa – per risparmiare sui costi di smaltimento, materiali e abiti utilizzati da migranti affetti da hiv, tubercolosi, meningite, ecc. sarebbero stati trattati come normale pattume indifferenziato – è partita dagli uffici della Procura di Catania, e dietro il sequestro pare esserci ancora una volta lo zampino del procuratore Carmelo Zuccaro, autore delle prime indagini sulla collusione tra ong e trafficanti di esseri umani. Inchieste che non hanno mai dimostrato nulla ma che hanno dato il via alla lunga stagione della “caccia alle streghe” e della criminalizzazione della solidarietà. E ora sotto indagine sono finiti tutti i capomissione di Medici Senza Frontiere che si sono avvicendati nelle 44 operazioni di sbarco prese in esame dalla Procura.
Come al solito, gongola su Twitter il ministro dell'Interno Matteo Salvini:
Sequestrata la nave #Aquarius.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 20 novembre 2018
Ho fatto bene a bloccare le navi delle ONG, ho fermato non solo il traffico di immigrati clandestini ma, da quanto emerge, anche quello di rifiuti tossici.#portichiusi pic.twitter.com/79GPrejO4h
«Medici senza frontiere, la nave Aquarius, e di conseguenza il salvataggio di vite umane in mare, sono di nuovo sotto attacco», si legge in un comunicato dell'Arci. Lo smaltimento dei rifiuti di bordo, conferma l'Arci, è stato «gestito sempre seguendo le procedure standard, mai contestate dalle autorità competenti né individuate come rischiose per la salute pubblica da quando Medici senza Frontiere ha avviato le attività in mare nel 2015». Per questo l'associazione esprime «solidarietà a Msf che ha salvato, con la sua azione nel Mediterraneo, 80mila esseri umani, e anche l’onore delle democrazie europee e della civiltà giuridica del nostro continente».
Inoltre, l'Arci si chiede «per quanto tempo ancora la Procura di Catania continuerà a usare l’azione giudiziaria per fare propaganda politica, ai danni delle attività di ricerca e soccorso in mare. Ribadiamo la necessità di un intervento civile nel Mediterraneo per salvare vite umane in assenza di programmi dei governi europei, impegnati a usare questo tema in funzione elettorale. Non possiamo continuare ad assistere ad una strage senza reagire».
* Immagine di Irish Defence Forces, tratta da Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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