
Guerra in Yemen, basta complicità: l'appello dei comboniani al governo italiano
Si moltiplicano le voci della società civile e del mondo cristiano che chiedono al governo italiano lo stop dell'export di bombe made in Italy impiegate dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli yemeniti houti, in una guerra che ha già causato 50mila vittime (10mila civili) e oltre 2 milioni di sfollati. «L’Italia deve smettere di essere complice della catastrofe umanitaria che si sta consumando nello Yemen», avvertono i missionari comboniani nell'editoriale di dicembre del mensile Nigrizia.
Le bombe prodotte nello stabilimento sardo della Rwm Italia vengono sganciate anche sulla popolazione civile, proseguono i missionari: «In questi anni, l’aviazione saudita ha colpito scuole, mercati, abitazioni, fabbriche, ospedali, strade, porti e campi per la produzione di cibo». Secondo i comboniani è «inconcepibile che si faccia finta di niente e si continui a far soldi esportando i nostri ordigni al regime saudita. È un comportamento ingiustificabile» sotto ogni punto di vista, morale e anche legale, perché «la legge 185 del 1990 ci impedisce di esportare armi a paesi in conflitto».
L'aggressione saudita ha inoltre provocato quella che l'Onu ha definito la più grave crisi umanitaria degli ultimi anni: «Centinaia di migliaia di famiglie nel nord sono rimaste senza reddito», avverte Nigrizia. «C’è il rischio, ammonisce l’Onu, di una imminente carestia su vasta scala: già oggi otto milioni di yemeniti sopravvivono grazie agli aiuti alimentari, ma il numero potrebbe quasi raddoppiare in breve tempo, toccando metà della popolazione. Ancora: 2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione e il sistema sanitario è sull’orlo del collasso».
Di fronte a tutto questo non possiamo tacere, invoca l'editoriale, «come cittadini e come missionari comboniani chiediamo al governo italiano l’immediata sospensione di fornitura di armi all’Arabia Saudita e a tutte le parti in conflitto».
Inoltre, i comboniani chiedono al governo di adottare «la risoluzione del Parlamento Europeo che l’ottobre scorso ha votato a favore di un embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita (il maggior acquirente mondiale con 4,1 miliardi di dollari), agli Emirati Arabi Uniti e gli altri membri della coalizione militare guidata da Riyadh. Spagna, Germania e Paesi Bassi hanno già interrotto la fornitura di armi all’Arabia Saudita. L’Italia ne segua l’esempio».
* Foto di mashleymorgan, tratta da Flickr, immagine originale e licenza. L'immagine è stata tagliata
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