
Speciale Mani Tese: Europa, migranti e Società civile sotto il fuoco incrociato dei nazionalismi
Disponibile online il numero speciale di manitese, semestrale di informazione che da 40 anni segue le attività di “Mani Tese”, in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che sarà celebrato il 10 dicembre prossimo. Il giornale dedica un intero numero – titolato “S.O.S. Diritti. Difendiamo le conquiste della società civile dai nazionalismi e dall'intolleranza” – ai temi che hanno infiammato il dibattito pubblico non solo in Italia: i populismi che dilagano in Europa, l'attacco alla solidarietà e in particolare alle Ong che salvano vite in mare, il futuro del Vecchio Continente di fronte alle sfide globali, la cooperazione internazionale e i diritti umani, la campagna Welcoming Europe e l'accoglienza come principio, ecc.
È successo anche in passato e anzi, spiega il presidente della Federazione Mani Tese Valerio Bini introducendo lo speciale, «ciclicamente, soprattutto nei momenti di difficoltà economica, riappare la tentazione di affidarsi al nazionalismo autoritario», con la domanda di contrazione degli spazi della democrazia e un arretramento, nell'opinione pubblica ma anche nelle azioni politiche, delle conquiste faticosamente acquisite nel campo dei diritti. In genere, a pagare il prezzo di queste ritorsioni sono stranieri e minoranze, “nemici” prediletti, utili a radicare la proposta nazionalista nell'opinione pubblica. Ma c'è oggi una novità nel ventaglio di nemici costruiti ad arte dai cosiddetti sovranismi, che merita in particolare l'interesse del mondo associativo: «Questi movimenti e partiti hanno iniziato a “occuparsi” di noi, della società civile, ostacolando legalmente e illegalmente il nostro lavoro quotidiano a sostegno dei diritti umani universali». Le associazioni sono considerate traditrici della causa nazionale perché sostengono l'universalità dei diritti, chiarisce ancora Bini, e la loro repressione attraversa in lungo e largo l'Europa intera. «Dopo decenni in cui la libertà di espressione si andava estendendo, ora, anche in Europa, la vediamo arretrare. La giustificazione, oggi come in passato, è che non c’è bisogno di organizzazioni critiche, perché la società civile è già rappresentata dai partiti al governo che se ne fanno interpreti».
È proprio questo «processo di costruzione dei nemici» che lascia emergere «in controluce, la posta in gioco delle battaglie politiche contemporanee», aggiunge il presidente. «Le tre categorie colpite dai nazionalisti (Europa, migranti e società civile) costituiscono il cuore della reazione che occorre mettere in campo per invertire la tendenza all’arretramento dei diritti». «Al centro del nostro discorso – conclude – rimane l’Europa dei diritti che, proprio in quanto diritti, sono per definizione universali, per tutti. Altrimenti si chiamano privilegi».
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