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Ipocrita chi promuove il presepe e rifiuta i migranti. Mons. Bregantini su “Famiglia Cristiana”

Ipocrita chi promuove il presepe e rifiuta i migranti. Mons. Bregantini su “Famiglia Cristiana”

Mons. Giancarlo Maria Bregantini (arcivescovo di Campobasso-Boiano, ex vescovo di Locri) ha le idee chiare in merito: «Non si può invitare a fare il presepe – afferma in un articolo pubblicato sul numero di Famiglia Cristiana da oggi in edicola – e non accogliere negli Sprar una coppia vera di giovani sposi che hanno avuto un bimbo qualche mese fa e che ora sono per strada. Non si può venerare il crocifisso senza aver solidarietà con i crocifissi della storia».

Yousuf e Faith, lui ghanese e lei nigeriana incinta di tre mesi, sono due giovani genitori che, con la loro bimba di soli sei mesi, hanno dovuto abbandonare il Cara di Isola di Capo Rizzuto come disposto dal prefetto di Reggio Calabria in ottemperanza al Decreto cosiddetto “Sicurezza” che ha cancellato il loro permesso di soggiorno per motivi umanitari. Insieme ad altri migranti, nonostante la gravidanza e la presenza di una bambina molto piccola, la giovane famiglia è stata scaricata alla stazione di Crotone e, in preda a paura e smarrimento, soccorsa dalla Croce Rossa e dalla Caritas locale. Sarà per il nome del papà (Giuseppe in italiano) o per la gravidanza della mamma, sarà per il rifiuto all'accoglienza vissuto sulla loro pelle, la famiglia africana è stata più volte chiamata dalla cronaca come “presepe vivente”.

La richiesta di repressione dei migranti e quella di valorizzazione dei simboli religiosi, come anche il presepe, provengono in maniera pressante e ossessiva dalla stessa area politica e questa contraddizione pone al mondo cristiano seri interrogativi. Tanto che, sulla questione del «significato autentico del presepe», il settimanale dei Paolini ha deciso di dedicare un intero approfondimento, a chiusura del quale fa la sua comparsa anche il pezzo di Bregantini.

«Sono molto belle le nostre tradizioni religiose popolari», continua mons. Bregantini sempre a proposito del presepe, «ma guai se ci accontentiamo solo di questa bellezza. Anzi, quello che viviamo in queste dimensioni religiose diventa ipocrisia se non c'è raccordo con quello che si vive nella realtà quotidiana. Si rischia di andare contro il mistero stesso che celebriamo».

Quello dell'arcivescovo di Campobasso è un invito alla coerenza: «Che facciano il presepe, ma non contro qualcuno. Che mettano il crocifisso, ma sapendo che questo non basta. Chi prepara il presepe e appende il crocifisso sappia che mette il cuore dentro una linea di solidarietà».

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