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Oxfam: dannoso per tutti, il DL Salvini alimenta insicurezza e xenofobia

Oxfam: dannoso per tutti, il DL Salvini alimenta insicurezza e xenofobia

In seguito alla conversione in legge del Decreto Salvini che riforma il sistema di accoglienza e asilo in Italia, le Prefetture hanno imposto ai CAS (Centri di Accoglienza straordinaria) di interrompere il servizio di accoglienza dei migranti con permesso di soggiorno per motivi umanitari. In tutta Italia, spiega Oxfam Italia nel rapporto di dicembre dal titolo “I sommersi e i salvati della protezione umanitaria”, «ragazzi, donne sole, famiglie con bambini piccolissimi sono semplicemente stati messi per la strada, in pieno inverno, senza nessun riguardo alla loro condizione di vulnerabilità e senza che nessuna soluzione alternativa fosse pensata per loro». Sono proprio questi migranti, fino a ieri considerati “vulnerabili”, a pagare il prezzo più altro di un «provvedimento insensato», aggiunge Oxfam, insieme ai Comuni, lasciati soli a farsi carico di questa mole di «senza futuro e senza diritti» provocati dal Decreto.

Oxfam accusa il governo di aver imposto al Paese un provvedimento più che controverso senza dibattito, che è il sale della democrazia, con la maggioranza stessa, con il Parlamento (fiducia alla Camera e al Senato), con gli Enti locali, con la società civile e con gli organismi che si occupano di accoglienza. Il ministro Salvini, e con lui tutta la maggioranza di governo responsabile di aver votato la fiducia, ha voluto «attaccare frontalmente non solo il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, ma il concetto stesso di protezione internazionale e la cultura, sociale e giuridica, che a questo sottende».

Tralasciando i «numerosi profili di incostituzionalità» e le misure fortemente discriminatorie contro migranti e richiedenti asilo, che instaurano di fatto un «apartheid giuridico», il dossier di Oxfam intende passare in rassegna le «macroscopiche criticità» della Legge 132/2018 e il loro impatto sul sistema di accoglienza.

Innanzitutto lo Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), sistema virtuoso e rigidamente rendicontato, nato nel 2002 e affidato alla sinergia di Comuni e società civile, «non potrà più accogliere richiedenti asilo, ma solo persone già titolari di protezione e minori soli». Il taglio delle risorse e la riformulazione del Servizio è inoltre veicolo per colpire non solo l'accoglienza ma anche i processi di integrazione e inserimento degli stessi migranti: «I pochi fortunati che arriveranno allo Sprar dopo l’ottenimento di una forma di protezione non parleranno una parola di italiano e non sapranno nulla di come funzionano i servizi del nostro paese. E in pochi mesi non potranno colmare queste lacune che in minima parte, sicuramente non sufficiente a inserirsi nella società».

Il grosso dei richiedenti protezione internazionale finirà nei grandi centri gestiti dalle prefetture, scarsamente finanziati e incapaci «di rispondere ai più elementari bisogni di orientamento, sostegno e protezione», nei quali «nessun servizio per l’integrazione verrà erogato, nemmeno l’insegnamento della lingua italiana».

È curioso, si evince dal rapporto, che uno degli effetti più rilevanti di queste misure sia proprio quello di fomentare un sistema – che a parole il ministro dell'Interno voleva contrastare – che privilegia le grandi cooperative del business dell'accoglienza, capaci di erogare servizi ricorrendo a economie di scala e minimizzando i costi.

C'è poi la questione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, concessioni speciali per migranti vulnerabili, che non vivono in contesti di guerra conclamata ma che subiscono comunque persecuzione o i cui diritti non sono tutelati nei Paesi d'origine: la platea dei destinatari è ridotta al lumicino, la durata è limitata a un anno e non possono essere convertiti in permessi per studio o lavoro. Per questa fattispecie di “protezione speciale”, infine, non è prevista alcuna forma di accoglienza in Centri di accoglienza straordinaria o nella rete Sprar, e i migranti che dovessero riuscire ad ottenerla finirebbero in strada. Le stime parlano di circa 12mila persone nelle prossime settimane, a cui si aggiungeranno quelle che riceveranno il diniego dalle commissioni territoriali proprio a seguito dell'entrata in vigore della norma (120mila nei prossimi anni, dati ISPI). «L’immagine di intere famiglie per la strada, sotto l’occhio dei fotografi e a pochi giorni dal Natale, deve avere preoccupato non poco i rappresentanti del governo, e li ha spinti ad ipotizzare di contattare gli enti gestori dei Cas per poter valutare caso per caso le situazioni delle persone a rischio. A riprova, se ce ne fosse bisogno, dell’inaccettabilità della norma». Forse, ribadisce Oxfam, «avere centinaia di persone per strada che non hanno alcuna idea di dove andare non ha molto a che fare con la tanto agognata “sicurezza”».

A questo punto dell'analisi, un quesito risulta doveroso: «Ma che senso ha tutto questo? Quale vantaggio ottiene la società da questo tipo di politiche?», si chiede Oxfam. E anche il seguito non è affatto incoraggiante: «La risposta è scontata: nessuno. Tutti saremo danneggiati. Non aumenterà la sicurezza, perché buttando in strada migliaia di persone si pongono le basi per un drammatico incremento del conflitto sociale, della marginalità, del risentimento, della povertà. Si darà nuova linfa al lavoro nero e alla criminalità organizzata, che avrà gioco facile nel reclutare i più disperati. Non ci sarà un risparmio, perché l’aumento del disagio sociale avrà un enorme impatto sui bilanci comunali, stimato da Anci in ben 280 milioni euro annui, e perché chi dovrà lavorare al nero o arrangiarsi con piccoli espedienti non produrrà, com’è ovvio, gettito fiscale». E allora, conclude il dossier, «l’unico senso di queste operazioni è creare profonde fratture culturali e sociali, separando i migranti dagli autoctoni, definendo un’umanità subalterna. Si vuole comunicare all’elettorato, spaventato dalle dinamiche della globalizzazione, che c’è qualcuno su cui si può impunemente scaricare la propria frustrazione. Che i migranti sono diversi, inferiori, ghettizzabili, anzi, da ghettizzare. E quindi l’unico vantaggio sarà, in termini elettorali, per i partiti al governo, che non sono certo interessati a ridurre il senso di emergenza e di allarme sociale, ma ad acuirlo, per capitalizzarlo in voti».


Il rapporto è stato scritto da Giulia Capitani per Oxfam Italia. Per informazioni: giulia.capitani@oxfam.it


* foto di Hunter, immagine tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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