
Repubblica Democratica del Congo verso il voto, tra pericoli e rinvii
I meno ottimisti lo ripetevano da tempo che non sarebbe andato tutto liscio come l'olio, e che la prima transizione “pacifica” della storia della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dopo quasi un ventennio di Joseph Kabila alla presidenza, avrebbe incontrato più di qualche ostacolo. A pochi giorni dalle elezioni, inizialmente previste per il 23 dicembre, si sono registrati efferati scontri a carattere etnico nel nord-ovest del Paese (con oltre 100 morti) e scontri tra sostenitori di diverse fazioni nella capitale (7 morti), tanto che il governatore di Kinshasa ha bruscamente interrotto le attività di campagna elettorale, impedendo lo svolgimento dei consueti comizi elettorali. A circa una settimana dall'agognata scadenza, poi, un misterioso rogo ha distrutto 2673 macchine per la registrazione del voto, costringendo la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) a rinviare di una settimana (30 dicembre) l'appuntamento con le urne.
E non finisce qui. Gli scontri tra comunità nel Congo nord-occidentale, gli attacchi dei ribelli ugandesi ad est e la recrudescenza del virus Ebola, che a Butembo e Beni ha già causato centinaia di decessi, sono le ragioni per cui la Ceni ha deciso a sorpresa di spostare a marzo le elezioni per le zone martoriate da violenza, Ebola ed emigrazione forzata di massa. Proprio Butembo, Beni e Yumbi che sono, guarda caso, roccaforti dell'opposizione, le quali hanno subito espresso più di qualche perplessità sulle manovre poco chiare della Commissione Elettorale.
Stupìto dalla decisione “incoerente” della Ceni si è detto p. Donatien N'shole (segretario generale della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco). «Qualcosa non torna» nell'allarme espresso dalla Commissione, ha detto padre N'shole: l'assembramento di persone in occasione del voto non è più pericoloso di quello dentro una chiesa la notte di Natale. Gli abitanti di Beni, già vessati da violenze e malattie, potrebbero vivere questo rinvio come un'ulteriore attacco alle loro libertà civili, ha aggiunto preoccupato il segretario generale.
Intanto, un appello a «vincere la scommessa di elezioni libere, trasparenti, credibili e pacifiche» è stato lanciato ieri dalla Conferenza episcopale della Rdc e dall'Ecc (Eglise du Christ au Congo). Cattolici e protestanti chiedono alla Ceni di «fare tutto il possibile perché la data del 30 dicembre 2018 venga rigorosamente rispettata per terminare in bellezza il 2018 e iniziare il 2019 con la speranza di giorni migliori. Le reazioni registrate dopo i vari rinvii fanno capire che il popolo congolese non tollererà un nuovo rinvio delle elezioni». La crisi di fiducia nelle istituzione è a livelli eccessivi, sottolinea il comunicato, e questo potrebbe minacciare la pace nel Paese anche dopo il voto. Ferma anche la condanna della «intolleranza politica da tutte le parti e gli atti di violenza» che hanno segnato la campagna elettorale, aggiungono Cenco e Ecc. «Chiediamo ai leader politici, in particolare al Presidente della Repubblica, di rivolgere un appello urgente e pubblico ai loro sostenitori invitandoli alla nonviolenza». «Incoraggiamo il popolo congolese a continuare a lavorare per la pace e l'unità della nazione».
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