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Aumento dell'Ires al Terzo Settore: comunque una misura punitiva

Aumento dell'Ires al Terzo Settore: comunque una misura punitiva

L’IRES, l’imposta sul reddito delle società, con l’approvazione della legge di bilancio è passata, per gli enti del Terzo Settore, dal 12 al 24% della base imponibile (formata dai ricavi meno i costi). È vero che il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha promesso che la norma verrà cambiata («È un mio impegno: ma non possiamo intervenire sulla Manovra. Lo faremo con il primo provvedimento utile») e il capo del governo Giuseppe Conte ha addirittura dato una scadenza («La modifica a gennaio»), ma intanto “carta canta”, mentre del «doman non c'è certezza», come avvertiva Lorenzo de’ Medici. Tanto più che l’aumento dell’imposta è caro all’altro vicepresidente, Matteo Salvini, che l’ha previsto per colpire coloro che praticano «finto volontariato» (le ong che salvano i profughi nel Mediterraneo?) e che ora dice: la rivedremo sì la quota Ires, «ma ci sarà massimo rigore con i furbetti». E Salvini è un osso duro e tira dritto. Il tutto ha allertato anche la Chiesa italiana. Il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, dalle pagien di Repubblica si è rivolto a lui con queste parole: «Signor ministro, se la prenda con chi vuole, con i vescovoni, con la stampa cattolica, con i preti meschini e arrivisti ma non tocchi l'umanità».

È proprio dal Terzo Settore che è arrivato un commento a caldo, con un comunicato in cui si dice: «Lo stop all'IRES non basta». Rilasciato dall’Ufficio Stampa il 28 dicembre, il testo recita:

«Bene il passo indietro del governo sull'aumento dell'IRES dal 12 al 24% per gli enti del Terzo Settore. Resta la preoccupazione sui tempi e i modi in cui si arriverà alle correzioni promesse alla legge di Bilancio.

Così come resta la denuncia di un atteggiamento punitivo da nei confronti dell'associazionismo in generale.

"Già con l'approvazione del Decreto sicurezza, il governo aveva scelto di far pagare le proprie contraddizioni ai migranti e a coloro che li supportano, depredando i più poveri a vantaggio dei disonesti e della criminalità organizzata. Con questa legge di bilancio cade anche la retorica dell'aiuto a casa loro, tanto cara alla pancia xenofoba del nostro Paese" dichiara Filippo Miraglia, presidente di ARCS (Culture Solidali, organizzazione non governativa e di utilità sociale - ONG e ONLUS).

Prova ne sono ad esempio la riduzione dei contributi alle Nazioni Unite, i tagli dei fondi destinati alla cooperazione internazionale, l'aumento delle spese militari, l'annuncio di conferma del programma di acquisto dei caccia F-35, la tassa sulle rimesse dei migranti».

*Foto di Blackcat tratta da Flickr immagine originale e licenza - Il padiglione della ong Save the Children a Expo 2015

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