
“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”. L’Assemblea antirazzista di Vicofaro sostiene i sindaci disobbedienti al decreto Salvini
VICOFARO (PT)-ADISTA. «La legge va rispettata. Vero. Ma non quando calpesta, violenta, infrange diritti e tutele sancite dalla nostra Costituzione». Con queste parole, che riecheggiano quelle di don Lorenzo Milani nella Lettera ai giudici («non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla, posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste, cioè quando sono la forza del debole; quando invece vedranno che non sono giuste, cioè quando sanzionano il sopruso del forte, essi dovranno battersi perché siano cambiate»), l’Assemblea permanente antirazzista e antifascista di Vicofaro (Pt), vicina alle attività di accoglienza dei migranti della parrocchia di don Massimo Biancalani, risponde al sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi (Fratelli d’Italia), che dalla sua pagina Facebook aveva criticato quei sindaci – come Leoluca Orlando a Palermo – che stanno facendo resistenza ad alcuni punti del decreto sicurezza voluto dal vicepremier-ministro degli Interni Matteo Salvini che riguardano i migranti.
«La legge va applicata, sempre – scrive il sindaco di Pistoia –. In queste ore assistiamo a un dibattito strumentale, da campagna elettorale, sul decreto sicurezza. Vorrei che quei sindaci che hanno annunciato la disapplicazione della legge, usassero questa stessa energia per chiedere più soldi per le scuole, per le case popolari, per il sociale, per snellire la burocrazia che assedia le imprese. Vorrei si indignassero per un sistema dell'accoglienza mal gestito negli anni, a discapito anche di chi é stato accolto, invece di parlare adesso di scenari apocalittici sull'immigrazione dovuti al decreto sicurezza. Noi a Pistoia applichiamo le leggi, quelle che ci piacciono e quelle che vorremmo fossero diverse».
Ed ecco la risposta al sindaco da parte dell'Assemblea permanente:
«Caro Sindaco Tomasi, non avevamo dubbi sulla sua posizione riguardo il Decreto Sicurezza di Salvini e il crescente rifiuto di applicarlo da parte di alcuni suoi Colleghi d’Italia. “La legge va rispettata” lei ribadisce dalla sua pagina facebook. Vero. Va rispettata. Ma non quando calpesta, violenta, infrange diritti e tutele sancite dalla nostra Costituzione sulla quale lo stesso ministro Salvini ha giurato: in questo caso la legge è palesemente incostituzionale e, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale che ci auguriamo arrivi prima possibile, è necessario assumere una posizione netta e mettere in atto anche gesti estremi se il fine è quello di salvare vite umane.
Dovrebbe essere inutile ricordarle che anche le leggi razziali erano legge: conosciamo le conseguenze violente e disumane che esse produssero in termini di emarginazione, segregazione, annientamento di uomini, donne, bambini. Molti vi si opposero pagando un prezzo altissimo. Anche questo abbiamo studiato. E non lo dimentichiamo.
L’alibi della sicurezza sbandierata da chi ha sostenuto e votato questa legge orribile non regge neanche dinanzi agli occhi di un bambino: privare dell’iscrizione all’anagrafe chi ha un permesso umanitario, ora disconosciuto, significa buttarlo coscientemente nella clandestinità, costringerlo a patire fame, freddo, a delinquere, a cadere nella rete della malavita che sola trarrà beneficio da questo meccanismo. Per poter gridare così all’eterno pericolo!
È questa l’infinita campagna elettorale di chi, al governo dagli anni ‘90 come singolo e come partito, ha perseguito una politica di tagli incondizionati alla sanità, alla scuola, agli enti territoriali erogatori di servizi alle comunità, per poter oggi additare chi scappa dalla guerra o dalla miseria come i colpevoli della mancanza di risorse (risorse tra l’altro ben sottratte e clandestinamente trafugate da esso stesso!). Ecco DOVE erano questi individui che oggi perseguono a parole il bene degli italiani, volendo nascondere le loro precise responsabilità passate e attuali.
Historia magistra vitae. Noi lo ricordiamo bene. Non vogliamo essere complici di questo degrado prima che politico, umano e culturale, e riscrivere nuovamente, col nostro silenzio, le stesse pessime pagine di storia purtroppo già vissute. Chi si ribella a questa dilagante disumanità ha il nostro appoggio. Noi siamo sempre dalla stessa parte, dalla parte dell’umanità, della solidarietà, della giustizia, e ci fa piacere vedere che aderisce anche chi finora non vi era.
“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”. E resisteremo un minuto di più di chi brandisce il randello della legge per soddisfare la propria anima nera».
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