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Il Decreto Sicurezza a Castelnuovo di Porto? Smantellare eccellenze, fermare l'integrazione

Il Decreto Sicurezza a Castelnuovo di Porto? Smantellare eccellenze, fermare l'integrazione

Il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, quello vicino Roma scelto da papa Francesco nel 2016 per la celebrazione della lavanda dei piedi, sarà smantellato entro fine mese, per effetto del Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. Con scarso preavviso, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nella struttura – il più grande Cara italiano dopo quello di Mineo – e hanno iniziato a trasferire i suoi 548 ospiti, smistati in gruppi verso strutture non specificate di altre Regioni oppure, per quanto riguarda i titolari della protezione umanitaria abolita per decreto da governo, lasciati in mezzo alla strada.

Intorno al centro – considerato un punto di riferimento eccellente per le strategie di integrazione, inserimento lavorativo e scolarizzazione – e ai migranti vittime del provvedimento si sono raccolti in molti per protestare. «Ci sono sindaco, vescovo, associazioni, sindacati, operatori, cittadini» e rappresentanti delle istituzioni, ha raccontato su Facebook Marta Bonafoni (giornalista, consigliera regionale nel Lazio con la Lista Zingaretti), che ha partecipato al sit in di protesta a margine della “deportazione”. «Si capisce subito che la risposta sarà significativa», anche perché al Cara di Castelnuovo erano impiegate 120 persone e «nessuno di loro sa che fine farà».

«La sensazione, addosso proprio, è che si sia ribaltato un mondo. Il nostro», ha concluso Bonafoni. «Eravamo contro le strutture con una così alta concentrazione di migranti, ora siamo in piazza a difenderle. Facevano notizia i sindaci che montavano le barricate contro i rifugiati, oggi le telecamere sono tutte per un primo cittadino che manifesta perché quei migranti non li vuole far partire. Lui, Riccardo Travaglini, tiene botta con la fascia tricolore. Ringrazia i tanti che gli si stringono intorno, che offrono solidarietà e invocano soluzioni. Dice, davanti ai fotografi, “non ci lasciate soli”. Dice “esiste un’Italia migliore”. Siamo la’, stretti in cerchio: determinati, indignati, incazzati».

Indignato è anche il parroco messicano di Santa Lucia, p. José Manuel Torres, che ieri ha promosso una marcia di solidarietà per i migranti allontanati. «Siamo dispiaciuti e preoccupati», ha detto. «Chiediamo che non vengano trattati come bestiame», in particolare i bambini che studiavano nelle scuole del Paese, «strappati all'improvviso dal percorso che avevano iniziato». «Con la marcia pacifica – ha detto ancora p. Torres - vogliamo esprimere solidarietà a questi poveri ragazzi. Non sappiamo dove andranno a finire almeno 200 persone. Hanno voluto sgomberare il centro velocemente in modo un po' misterioso: basti pensare che l'autista del pullman nemmeno sapeva dove doveva andare, forse in Basilicata». Secondo il parroco, «il Comune stava dando un segnale forte di accoglienza e integrazione che contrasta con l'idea generale di cacciare i migranti». «Ci preoccupano molto gli effetti del Decreto Sicurezza su coloro che non hanno ottenuto lo status di rifugiati e hanno i permessi umanitari in scadenza. Dove andranno?».

«Interrompere percorsi di integrazione avviati, impedire di andare a lavoro, togliere i bambini dalle scuole, dai compagni e dalle maestre che frequentano da tempo», domanda con amarezza il Centro Astalli dei gesuiti in un tweet di ieri «esattamente quanto ci fa guadagnare in denaro, sicurezza e coesione sociale?».


* Foto di Berther, tratta dal sito Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

 

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