
"Nigrizia": ecco come Kabila potrebbe tornare alla guida della RDCongo
Da Nigrizia, periodico di informazione dei missionari comboniani, ancora un articolo di denuncia sull'esito delle elezioni dello scorso 30 dicembre in Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Le tappe
Il 10 gennaio, ricostruisce la rivista, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), guidata da «un uomo del presidente uscente Kabila», ha pubblicato i risultati provvisori, dando per vincitore Félix Tshisekedi con il 39,57%, seguito da Martin Fayulu (34,83%) e, in coda, da Emmanuel Shadary (23,84%), leader della coalizione pro-Kabila. 8 giorni dopo anche la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha diffuso i dati raccolti dai suoi oltre 40mila osservatori su un campione di 13milioni di voti espressi (su 18 milioni totali). Le rivelazioni della Cenco – Fayulu al 62,11%, Tshisekedi al 16,93% e Shadary al 16,88% – hanno fatto subito gridare allo scandalo e il candidato di opposizione relegato “ufficialmente” al secondo posto ha chiesto alla Corte Costituzionale il riconteggio delle schede elettorali, invitando i suoi sostenitori a scendere in piazza contro il «colpo di Stato elettorale». Il 20 gennaio, però, la Corte ha respinto il ricorso di Fayulu, motivando tale decisione con la carenza di prove, e ha confermato la vittoria di Tshisekedi, che il 24 gennaio ha giurato come quinto presidente della RDC. A indebolire la posizione della Cenco ci hanno pensato poi, il 27 gennaio, 6 vescovi del Kasaï, provincia d'origine e bacino elettorale di Tshisekedi, «che hanno ringraziato Dio per l'elezione del nuovo presidente».
Un sogno a metà
I sostenitori di Fayulu, ma anche molti vicini a Tshisekedi e la Comunità internazionale, sono disposti a tapparsi il naso e ad accettare il compromesso – molto probabilmente orchestrato da Joseph Kabila e dai suoi uomini per non perdere definitivamente posizioni di potere nelle istituzioni – per evitare i rischi di una guerra civile e per salutare con favore l'alternanza politica nel Paese. In realtà, sottolinea il giornale comboniano, «il nuovo presidente è alla mercé di Kabila», e – spiega il politologo Jean Omasombo dell’Università di Kinshasa – «regnerà ma non governerà». Per capire il meccanismo alla base del denunciato accordo tra Kabila e Tshisekedi bisogna confrontare i risultati delle presidenziali con quelli delle legislative e provinciali: il partito di Kabila (il Fronte Comune per il Congo-Fcc), stracciato alle presidenziali, ha inspiegabilmente ottenuto in Parlamento 337 seggi su 485 totali ed ha anche ottenuto la maggioranza dei seggi nelle 26 province. «Considerato che ad eleggere i senatori sono i deputati provinciali, è altamente probabile che questi eleggano Joseph Kabila (che in quanto ex presidente è membro di diritto del senato) presidente del Senato». Kabila si troverebbe così ad occupare la seconda carica dello Stato, e dunque quella di presidente ad interim qualora succedesse “qualcosa” a Tshisekedi.
A questo, prosegue l'analisi, si deve aggiungere «che gli alti gradi dell’esercito, della polizia e dei servizi di sicurezza sono stati tutti nominati da Kabila». Per questo, secondo Nigrizia, Tshisekedi è un «presidente di facciata» e a manovrare sarà ancora una volta Kabila.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!