
Gesuiti latinoamericani: non con Maduro, "nì" con Guaidó, è ora di un governo di transizione
LIMA-ADISTA. «Siamo coscienti del fatto che le cause dell’attuale deterioramento della democrazia e dele condizioni di vita del popolo venezuelano sono di vecchia data», comunque l'attuale situazione risulta «eticamente intollerabile e politicamente insostenibile». Questo il fermo giudizio del p. Roberto Jaramillo nel messaggio finale del Seminario latinoamericano “Ricerca di alternative politiche alla crisi venezuelana”, svoltosi dal 4 al 6 marzo nella capitale peruviana. Il Seminario era tato organizzato dalla Conferenza delle Province gesuite dell'America Latina e del Caribe (Cpal) di cui Jaramillo è presidente, insieme all’Università Antonio Ruiz de Montoya di Lima e all’Università Cattolica Andrés Bello di Caracas.
Ne dà notizia l'agenzia Fides (12 marzo), che constata come i gesuiti siano in sintonia con «quanto scritto dai vescovi venezuelani nello scorso gennaio: “Viviamo in un regime de facto”». Citando i vescovi, Jaramillo scrive che «l’Assemblea Nazionale» - il cui presidente Juan Guaidó il 23 gennaio scorso si è autoproclamato presidente ad interim, “sollevando” (nelle sue intenzioni) dall'incarico il presidente legittimamente eletto Micolás Maduro - «è attualmente l’unico organo che ha legittimità per svolgere le sue competenze».
Pur se la «situazione politica, sociale, economica e geostrategica» è grave, i gesuiti vogliono continuare a promuovere «soluzioni politiche e di servizio» che riscattino la dignità umana, «condannando ogni abuso e manipolazione del potere politico».
In un colloquio, poi, con Fides, Jaramillo ha informato che «una conclusione generale, accettata da tutti i partecipanti, è la necessità di un governo di transizione che contempli un’ampia coalizione, con attori di tutte le tendenze politiche realmente democratiche in Venezuela, e tale governo di coalizione convochi elezioni generali, libere, trasparenti e con garanzie democratiche, non appena sia possibile».
Nel Seminario è anche emersa, sintetizza Fides, «l’impossibilità di utilizzare, come criterio di analisi della situazione, la polarizzazione tra destra e sinistra, oltre alla “necessità di stare dalla parte delle vittime, cercando canali di ausilio e soccorso di fronte all’emergenza umanitaria”. Occorre, inoltre - conclude il gesuita - che la comunità internazionale “contribuisca a cercare soluzioni politiche senza intaccare il diritto di autodeterminazione, ma collaborando a ristabilire condizioni di vita dignitose e democratiche”».
*Juan Guaido con il vice presidente degli Usa Mike Pence e il presidente colombiano Iván Duque. Foto di The White House tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza
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