Dalle Comunità cristiane di base, un appello critico sul Congresso pro-family di Verona
VERONA-ADISTA. «Le tesi oltranziste e fondamentaliste che caratterizzano gli organizzatori del Congresso delle famiglie di Verona non ci appartengono e ci è del tutto estraneo quel loro modo di intendere il cristianesimo, assai lontano dalle prospettive aperte dal Concilio Vaticano II».
In vista del XIII Congresso mondiale delle famiglie, in programma a Verona il prossimo 29-31 marzo 2019 – a cui parteciperanno come relatori gli ultrà antigay e antiabortisti dei cinque continenti e i ministri Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Marco Bussetti –, le Comunità cristiane di base italiane lanciano un appello critico (è possibile aderire inviando una email a: comunitadibaseverona@gmail.com)
«Quanti, donne e uomini, si sentono rappresentati dalle idee del Congresso Mondiale delle Famiglie, che si terrà tra pochi giorni a Verona, e che già sono state sostanzialmente anticipate dai suoi organizzatori, hanno tutto il diritto di plaudire a questa manifestazione; purché considerino attentamente che le loro opinioni non rappresentano il mondo intero, né tutte le società, né tutte le religioni e Chiese: essi rappresentano solamente uno spicchio di quelle realtà. E non sono portatori della “Verità”, ma solo della loro “verità”, parziale e discutibile», si legge nell’appello partito dalla Cdb di Verona.
«Del resto, riteniamo che la storia, l’antropologia e la sociologia mettano in questione radicale la base stessa del loro discorso. Che significa, infatti, come scrivono nel loro programma, voler “celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”? Per secoli e secoli alcuni popoli, in certe regioni del mondo, hanno praticato modelli di famiglia assai differenti, ritenendoli modi di vivere del tutto “naturali”. In realtà non esiste un modello di famiglia, ma di “famiglie”, al plurale, cosi come anche le Nazioni Unite affermano.
Nell’Occidente cristiano, ad esempio, per secoli ha dominato un modello che vedeva l’uomo capo indiscusso della famiglia, e la sposa sua suddita: e anche questo era ritenuto “naturale”. La cultura, la filosofia, la scienza, il femminismo hanno messo in questione radicale questa struttura. E la donna vista come “angelo del focolare” è una visione che, seppure sembri appagare alcune donne, viene invece respinta da moltissime altre. Noi pensiamo che questi sviluppi, che hanno avviato la demolizione di schemi maschilisti e patriarcali, rappresentino scelte ragionevoli ed opportune; e faremo di tutto perché non si torni indietro, di decenni e di secoli.
Per limitarci all’Italia, noi riteniamo che l’insieme delle leggi su famiglia/famiglie/unioni civili/divorzio/aborto, che il parlamento italiano ha varato negli ultimi cinquant’anni, siano normative opportune. In un paese laico, del resto, non è pensabile che si tenti di imporre a tutti opinioni e visioni della vita proprie solo di una parte di cittadini, e/o di una parte (una parte!) di cattolici.
Per carità di patria, poi, tacciamo dell’impudenza di quei politici che, pur avendo spezzato la loro famiglia, oppure avendone più di una, intendono proclamare la bellezza del matrimonio indissolubile, che essi stessi hanno violato. E ancora lo violano quando impediscono che una famiglia di migranti, sfuggita a situazioni terribili, si ricongiunga.
Scorrendo l’elenco degli oratori/oratrici che parleranno al prossimo Congresso, ci indigna vedere il nome di persone che, ad esempio, avrebbero voluto far approvare in alcuni paesi africani leggi severissimamente punitive contro omosessuali, maschi e femmine, addirittura con la pena di morte. Sarà “naturale” questa fobia? E’ questa barbarie l’orizzonte del prossimo Congresso?
Noi riteniamo che ogni modello di famiglia inveri la sua vocazione se, al suo interno, vige amore, rispetto, solidarietà, responsabilità, nonviolenza. E così anche le famiglie “cattoliche” (su cui al Congresso parleranno illustri esponenti cattolici) sono davvero tali solamente quando in esse vigono questi valori; che se poi così non è – e si accontentano della “normalità” e della rispettabilità apparente e formale, ma nella loro vita reale sono aride, egoiste, chiuse, nemiche di ogni diversità, incapaci di aprirsi a quanti soffrono guerra, oppressione e fame – allora sono solamente dei sepolcri imbiancati.
A leggere il programma del Congresso, sembra che i suoi organizzatori abbiano la presunzione di essere essi – ed essi soli, al mondo – ad amare la vita, i figli, i genitori. Si rassicurino, e si informino: moltissime altre persone (e noi ci poniamo tra esse) amano la vita, i figli, i genitori, e cercano di amare il prossimo; amano la giustizia, l’equità, la pace; amano la libertà, e cercano di dare testimonianza di una sua responsabile attuazione; rispettano le idee degli altri, e la libertà di coscienza di ogni persona. E sanno che al tramonto dell’esistenza ciascuna e ciascuno potrà dire di aver vissuto bene solamente se molto avrà amato, con responsabilità e onestà, quale che fosse il suo modello di famiglia.
Rispettiamo il pluralismo, religioso e politico, di tutti; ma vogliamo che sia rispettato anche il “di tutti”. Perciò, riteniamo che sarebbe grave se gerarchie ecclesiastiche, a livello locale, nazionale o vaticano, dessero la loro benedizione all’imminente Congresso; così come, su un altro fronte, consideriamo una evidente strumentalizzazione politica che ben tre ministri e il presidente della regione Veneto siano presenti e protagonisti di questo avvenimento.
Le tesi oltranziste e fondamentaliste che caratterizzano gli organizzatori del Congresso non ci appartengono e ci è del tutto estraneo quel loro modo di intendere il Cristianesimo; esso ci appare assai lontano dalle prospettive aperte dal Vaticano II, un Concilio che ci sprona ad esercitare discernimento serio su ogni questione di vita, dialogando con tutti, al di là di steccati culturali, filosofici o religiosi, sapendo di non avere in tasca soluzioni facili e prefabbricate per affrontare i problemi complessi della società».
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