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Dilagano pregiudizi e intolleranza. Il nuovo razzismo «sociale de-responsabilizzato»

Dilagano pregiudizi e intolleranza. Il nuovo razzismo «sociale de-responsabilizzato»

Tratto da: Adista Documenti n° 14 del 13/04/2019

DOC-2981. ROMA-ADISTA. Sono passati 80 anni dalla pubblicazione del Manifesto della Razza, eppure non sembra che da allora l'umanità abbia imparato molto, dal momento che i fondamenti culturali che ne hanno permesso l'apparizione nel secolo scorso «sembrano rivivere oggi una nuova splendida stagione». È quanto sottolinea Valentina Lomuscio nell'introduzione del libro Il bias della razza. Polarizzazioni del pensiero, torsioni identitarie e politica dell’odio, edito da Durango Edizioni (15 euro, www.durangoedizioni.it; e-mail: info@durangoedizioni.it), evidenziando la ricomparsa di «forme estreme di intolleranza verso la differenza» (xenofobia, omofobia, sessismo) e la «deriva securitaria e reazionaria» che si registra in alcuni Paesi europei con la «costruzione di nuovi muri, anche invisibili».

Il volume (di cui fanno parte i saggi di Roberto Inchingolo, Angela Biscaldi e Stefania Spada, Luca Buscema e Cosimo Nicolini Coen) segna l'esordio della collana Bias, un progetto editoriale curato dall'antropologo Felice di Lernia allo scopo di contrastare le varie «forme di patologica rinuncia all’uso della ragione e di perversa manipolazione» che rimandano appunto alla parola “bias”: un termine, spiega Di Lernia, relativo a «un errore di funzionamento del sistema di valutazione, individuale o collettivo», probabilmente «generato dalle aree più ancestrali del cervello umano», che «si attiva in presenza di istanze forti di riduzione della complessità e di forti vocazioni al semplicismo» e da cui deriva «un giudizio illogico o una opinione evidentemente non conforme alla realtà».

Ed è in particolare in questo periodo storico che le politiche e le pratiche sociali risultano fortemente condizionate da alcuni bias ricorrenti che, evidenzia ancora di Lernia, forniscono «una sponda formidabile» a politici pericolosi e spregiudicati, da Trump a Bolsonaro, da Orbán a Kurz fino a Salvini. Tra questi il bias della razza è sicuramente il più attuale, considerando l'aumento esponenziale dei pregiudizi razziali, delle prassi discriminatorie, della paura e della diffidenza nei confronti di chi è percepito come straniero. E considerando, in particolare, come segnalano nel libro Angela Biscaldi e Stefania Spada, la diffusione nel nostro Paese di un «razzismo sociale de-responsabilizzato, un razzismo che rifiuta una giustificazione intellettuale o scientifica, che ammicca alla presunta importanza e bellezza della diversità culturale (ristoranti e mode etniche), ma che discrimina per “ovvie ragioni” di sopravvivenza, sicurezza, accesso alle risorse». Cosicché, «mentre tutti dichiarano di non essere razzisti, di fatto si sta affermando in Italia la rappresentazione di una società che non è più in grado di accogliere».

Un razzismo, questo, particolarmente difficile da sconfiggere, «sia perché – sottolineano Biscaldi e Spada – viene sempre negato “a monte” (“io non sono razzista, ma…”) e ricondotto “all’esperienza che conferma” (“non abbiamo da lavorare neanche per noi”), sia perché viene legittimato dall’alto (“prima gli italiani”)», in una «triangolazione» che impedisce «il riconoscimento dei nostri comportamenti devianti».

In questo quadro, se la rivendicazione dell’uguaglianza nella diversità appare insufficiente a sgretolare la forza delle logiche razziste, una strada da percorrere potrebbe essere, secondo le due autrici, quella di «portare sotto i riflettori l’attuale sistema di privilegi esteso a livello globale e localmente plasmato da molteplici e distinti processi di esclusione».

Di certo, come sottolinea Valentina Lomuscio, «le possibilità di lavorare alla costruzione di una contronarrazione » restano aperte: «il destino storico non è ineluttabile e il corso degli eventi può essere ancora una volta trasformato attraverso l’esercizio della responsabilità, individuale e collettiva, propria di ogni individuo».

Qui alcuni stralci del primo capitolo.  

Parte superiore del fronte di copertina del libro di Roberto Inchingolo et al., Il bias della razza, tratto dal sito dell'editore

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