Rivista messicana: "I Legionari di Cristo stanno cadendo in disgrazia".
CITTÀ DEL MESSICO-ADISTA. In un servizio da Roma, la rivista messicana Proceso nel numero del 14 aprile torna a parlare dei Legionari di Cristo, la Società di Vita Apostolica, fondata da Marcial Maciel Dogollado, abusatore seriale (anche del figlio), “disinvolto” amministratore del ricco patrimonio della sua “creatura”, condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede non con la dimissione dallo stato clericale, ma con l’obbligo di una vita ritirata e di penitenza, infine morto nel 2008. Proceso si chiede a che punto sia la Società dei Legionari, sopravvissuta al “padre”, dopo che per quattro anni, dal 2010 al 2014, la Santa Sede ha cercato di purgare, «senza eccessiva determinazione e attraverso un commissario papale» (il delegato apostolico e ormai defunto card. Velasio De Paolis) e altri anni ancora durante i quali sono stati investigati a fondo e condannati pubblicamente altri Legionari per abusi perpetrati su minori. Dunque, che vita sta conducendo la Legione? Una vita ancora sotto l‘effetto della «disgrazia», «stentata e in silenzio», scrive la rivista.
Il declino della Legione è evidente, ma, commenta il sacerdote e scrittore cileno Cristián Borgoño Barros sentito da Proceso, «passa inosservato nella mega-crisi di abusi sessuali che affligge la Chiesa cattolica». Ma fra i Legionari ci sono ancora «alcuni casi concreti» . E per qualcuno di questi sembra quasi che si voglia usare un occhio di riguardo. Borgoño si riferisce – ma sono vari i casi di abuso citati da Proceso – alla recente condanna vaticana comminata al prete irlandese John O'Reilly, diventato uno dei Legionari più influenti del Cile: «tra marzo 2010 e luglio 2012», riassume la rivista, «quando era cappellano e direttore spirituale dell'esclusiva scuola "Cumbres" de Santiago in Cile, O'Reilly spesso portava una ragazzina fuori dalla classe e poi ripetutamente abusava di lei. La vittima aveva quattro anni quando iniziò il suo calvario». Sulla base di questi fatti, nel 2014 un tribunale penale di Santiago del Cile ha condannato O'Reilly a quattro anni di libertà vigilata. Terminata la pena, le autorità cilene lo hanno espulso dal Paese. Mandato a Roma, è approdato in Vaticano, il cui Tribunale apostolico lo ha condannato, precludendogli per 10 anni l’esercizio del ministero sacerdotale e prescrivendogli di stare lontano dall'America Latina e da qualunque bambino per tutta la vita. Un verdetto «troppo morbido», è stato il giudizio dell’ex legionario Patricio Cerda e di altri che hanno testimoniato al processo O'Reilly in Cile. «Dovrebbero averlo ridotto allo stato laicale!», esclama Cerda. «Non capisco come sia possibile che quest’uomo ora viva a Roma, nel cuore della cristianità, a pochi passi dal Vaticano» (pare che O'Reilly sia alloggiato nella sede della Legione in via Aurelia).
«Ma le cattive notizie non finiscono qui per la Legione», osserva la rivista. Il 10 aprile, il direttore territoriale dei Legionari in Spagna, Carlos Zancajo, ha informato il top management dell'organizzazione che l'edificio storico in cui un tempo era ospitato il seminario di Salamanca (uno dei luoghi principali della Legione in Spagna) è stato messo in vendita, perché «la nostra situazione economica e finanziaria non ci consente di mantenere una proprietà di queste caratteristiche». Al contempo si sta verificando non solo un salasso di sacerdoti che lasciano la Legione, ma una forte diminuzione dei ragazzi che si iscrivono ai seminari minori. Se questi venissero chiusi, secondo Borgoño, i Legionari perderebbero «più del 60% del loro reddito».
C’è anche da considerare, prosegue Proceso, che la Legione «ha poca influenza lontano da Vaticano e fra altri gruppi cattolici». «Certo è», conclude Cerda, «che è diventata essenzialmente una congregazione messicana, con alcuni potenti alleati negli ambienti di estrema destra. Stanno cadendo in disgrazia. Per alcuni i Legionari sono degli appestati».
Che la crisi economica sia così pesante stupisce. Che fine hanno fatto, vien da chiedersi, tutti i soldi accumulati da Marcial Maciel? Vale la pena di ricordare che nell’autunno del 2017 (v. Adista Notizie n. 40/17), nell’ambito del caso dei Panama Papers (un fascicolo di milioni di documenti confidenziali creato dalla Mossack Fonseca, studio legale panamense, che ha fornito informazioni dettagliate su oltre 214.000 società offshore), è emerso che la Legione aveva società offshore nei paradisi fiscali caraibici, per un capitale di diversi milioni di dollari. L’inchiesta ha infatti svelato come avvocati e preti ancora attivi nella Legione abbiano cooperato nel gestire l’impero economico della congregazione ben oltre la morte di Maciel. Secondo il quotidiano spagnolo El Confidencial, in un articolo del 12 novembre di quell’anno, Maciel nel 1994 stabilì nel paradiso fiscale delle Bermude la società internazionale Volunteer Services, per gestire senza tassazioni le entrate milionarie derivanti dalle numerose istituzioni scolastiche e soprattutto dalle donazioni da capogiro. Il conto sul quale il denaro affluiva era Citybank di New York, gestito da rettori e amministratori della rete di università della Legione, rete che fruttava annualmente oltre 300 milioni di dollari: una cifra che si avvicina, affermava il quotidiano spagnolo, a quella delle finanze del Vaticano, ma che è solo la metà del totale dei capitali. Come mai oggi si vedono costretti a vendere i gioielli di famiglia?
*La scuola "Cumbres", dove Jhon O'Rielly commetteva gli abusi, nella foto di "un valenziano" concessa da GFDL, tratta da Wikimedia, immagine originale e licenza
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