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«Ero straniero e mi avete accolto»

«Ero straniero e mi avete accolto»

Tratto da: Adista Documenti n° 22 del 15/06/2019

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Attraversare la frontiera

Siamo in un mondo che si costruisce attraversando i confini: confini nazionali, linguistici, culturali, religiosi... Tutto circola liberamente sul nostro pianeta: denaro, armi, droghe, informazioni... ma non i migranti.

La politica europea della fortezza presenta la migrazione come una minaccia. Ma le vere minacce provengono dalla libera circolazione di capitali! Proteggiamo i nostri confini piuttosto che proteggere i migranti. L'espulsione ha la precedenza sull’accoglienza. La durezza della legge prevale sull'umanità. Ma il rispetto per le persone non è superiore al rispetto della legge?

Del resto, i flussi migratori non si interrompono. Come possiamo impedire ai migranti di attraversare i confini quando sono pronti a morire per farlo?

Un dramma senza fine

Nel luglio del 1999, due giovani guineani di 14 e 15 anni hanno scritto una lettera ai leader dell'Europa, chiedendo di poter accedere a una scuola nel Paese che li avrebbe accolti. Così il 2 agosto 1999 si sono nascosti nel vano carrello di un aereo, immaginando il momento in cui avrebbero consegnato la loro missiva al Parlamento Europeo. Sono stati ritrovati morti assiderati all’aeroporto di Bruxelles.

Nel giugno del 2000, 60 asiatici cercarono di sfuggire alla loro miseria: quando arrivarono a Dover, 58 di loro morirono asfissiati in un contenitore sigillato ermeticamente.

Ogni anno, circa 1.500 migranti muoiono nel Mediterraneo, un cimitero marino! La tragedia è immensa.

L'accoglienza dei migranti

A luglio 2013, papa Francesco decise di recarsi nell'isola siciliana di Lampedusa che ospita molti migranti. Viaggio ecumenico, profetico, con parole forti che hanno scosso le coscienze.

Francesco continua a denunciare «la globalizzazione dell'indifferenza » e «l'anestesia dei cuori». Chiede: «Che cosa hai fatto con il sangue di tuo fratello?»; «Chi ha pianto vedendo questi giovani africani morire in mare?». Anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, il 16 aprile 2016, durante la visita all’isola di Lesbo fatta assieme al papa e a Hieronimus II, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, prendendo la parola al Mòria refugee camp di Lesbo – dove i tre leader cristiani hanno incontrato i profughi – ha usato parole che scuotono le coscienze: «Hai paura dei rifugiati perché non conosci i loro volti. Hai paura perché non conosci i loro figli. Hai paura perché non hai visto gli occhi di questi bambini».

In quell’occasione, avvenne anche che il papa volle portare con sé tre famiglie di rifugiati musulmani, ospitandole sul suo aereo che faceva ritorno a Roma. Un segno forte! Soprattutto per il fatto di aver voluto prendersi cura di musulmani e non di cattolici; una circostanza che ha provocato critiche e incomprensioni.

Senza esitare, il papa intendeva rivolgere un forte appello ai cattolici: famiglie, comunità religiose, parrocchie, diocesi devono essere aperte e disponibili per accogliere chi è straniero. Un appello che è stato ascoltato e attuato da tanti, dentro la Chiesa cattolica. La comunità di Spiritani dove vivo si è resa disponibile ad accogliere afghani, iracheni, siriani, sudanesi... tutti musulmani. Nei loro cuori non c'era posto per il rancore, la vendetta o l'odio. La loro presenza è stata una benedizione per la comunità.

La Chiesa ovunque vada, qualunque cosa faccia nel suo cammino attraverso i secoli, non può deviare dalla parola di Gesù: «Ero straniero e mi hai avete accolto».

Una Chiesa che va dove il popolo soffre, dove il destino dell'uomo, della donna e del bambino è in pericolo, diventa un segno profetico per l'umanità intera.    

 

Ex vescovo di Evreux, allontanato nel 1995 da Giovanni Paolo II a causa della sua pastorale scomda e di frontiera, Jacques Gaillot è vescovo titolare di Partenia (diocesi senza territorio).

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