
Cile: se la gravidanza è frutto di stupro, la metà dei medici fanno obiezione all’aborto
SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. Il 50,5% dei medici ostetrici che operano in Cile si dichiarano obiettori di coscienza quando il motivo della richiesta di aborto è uno stupro. In questo caso, secondo il rapporto del Ministero della Salute, dei 1.148 medici che lavorano nel campo dell’ostetricia negli ospedali pubblici, 580 non sono disposti a praticare l’interruzione della gravidanza.
Il dato emerge dall’indagine ministeriale pubblicata il 6 giugno, riguardante la pratica dell’Ivg da fine settembre del 2017, da quando cioè è stata approvata la normativa che depenalizza l’aborto in tre casi: rischio di vita della madre, malformazione del feto, gravidanza frutto di violenza.
Il numero degli obiettori è "meno" alto negli altri due casi ammessi dalla legge: sono 238 i medici obiettori nel caso di rischio della vita per la madre e 328 se l’Igv è richiesta per malformazione del feto.
Fra i 767 anestesisti che operano nei reparti di ostetricia degli ospedali pubblici, 72 fanno obiezione se il rischio riguarda l madre, 106 se riguarda il feto, 202 se la gravidanza è frutto di stupro.
«Il dato più rilevante» di tutto il rapporto, ha osservato Camila Maturana di Corporación Humanas (Centro di studi e di azione politica femminista, che promuove e difende i diritti umani dell donne e la giustizia di genere, in Cile e in tutta l’America Latina), «è che uno medico su due della rete sanitaria pubblica rifiuta di applicare il diritto stabilito dalla legge in modo che le donne, pur nei tre casi ammessi, possano interrompere la gravidanza senza essere penalizzate».
*Foto tratta da Pixabay License, immagine originale e licenza
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