Immigrazione in Italia, tra verità e pregiudizi: un evento a Roma
I pregiudizi contro gli immigrati, diffusi nella società italiana, sono per lo più «inconsistenti», costantemente smontati dai dati oggettivi di indagini come il Dossier Statistico Immigrazione. Per affermare il principio della verità sull’imbarbarimento culturale nel Paese, è stato organizzato oggi a Roma un convegno sul tema “Immigrazione, società italiana e pregiudizi. Non me ne preoccupo, me ne occupo!”, promosso dall’Associazione interculturale Kel’Lam, con Istituzione Teresiana, Centro Studi e Ricerche Idos, Pro.Do.C.S., in collaborazione con le associazioni CamRoL, Diaspora Africana Centro Sud, Fouta Development International, Igbo Community Rome e Lazio, e con il patrocinio dell’Unar (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri).
Economia, demografia, occupazione, previdenza sociale, accoglienza, integrazione, pluralismo religioso, criminalità, ecc. sono i capitoli che compongono le 4 pagine del documento base del convegno, denso di dati. Leggendo il testo – che sarà pubblicato integralmente su Adista Documenti n. 28/19 – si scopre, per esempio, che gli immigrati rappresentano una forza che contrasta l’andamento non certo incoraggiante della crescita in Italia, sotto la media europea da due decenni. I versamenti all’erario e alla previdenza sociale dei cittadini stranieri supera di 1,17 miliardi di euro il loro costo in termini di spesa pubblica, «per cui sono dei contributori netti». In un Paese sempre più anziano, nel quale peraltro si fanno pochi figli, «gli immigrati sono d’aiuto non solo per assistere gli anziani ma anche rinforzare l’andamento demografico». L’invecchiamento della popolazione penalizza gravemente il sistema pensionistico. Gli immigrati sono per lo più giovani e lavoratori e quindi «non incidono neppure per l’1% sulle oltre 16 milioni di pensioni in pagamento», ma versano ben 11.5 miliardi di euro in contributi previdenziali.
Il documento tocca un altro tema caldo, quello del pluralismo religioso, tanto caro ai teorici dell’islamizzazione del Paese. «Tra gli immigrati la maggioranza (52,6%) è costituita da cristiani», mentre i musulmani non raggiungono un terzo dei cittadini stranieri. Insomma, si legge nel documento, «non sussiste, neppure in prospettiva, il rischio dell’islamizzazione e, comunque, il pluralismo religioso correttamente inteso non va considerato un pericolo».
E che dire della criminalità? «È diffusa l’opinione secondo la quale gli immigrati sono autori di reati in misura più che proporzionale rispetto alla loro incidenza sulla popolazione». Eppure, prosegue il documento, secondo il Ministero dell’Interno, «tra il 2004 e il 2016 le denunce sono aumentate del 31,7% per gli italiani, una popolazione in diminuzione, e sono cresciute solo del 13,7% per tutti gli stranieri, la cui presenza è aumentata notevolmente. In particolare, gli immigrati residenti sono più che raddoppiati. Il confronto, quindi, va a svantaggio degli italiani». Numerosi reati commessi dagli stranieri sono poi legati alle norme migratorie, dato destinato a crescere a causa delle politiche del governo e in particolare del ministro Salvini che, abolendo il premesso di soggiorno per motivi umanitari, produrrà un incremento della presenza irregolare in Italia. «Quando si tiene conto di questi aspetti viene a cadere il mito che considera l’immigrato residente “più delinquente di noi”».
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa: Associazione Kel’lam, via Prenestina 284/B, Roma; tel. 348/0639676; e-mail: kellam@libero.it.
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