
Cuba: liberi oltre 2.000 prigionieri. Per dettato costituzionale
L’AVANA-ADISTA. Il governo di Cuba ha messo in libertà 2.604 prigionieri. L’indulto è stato reso noto il 19 luglio. Il giorno dopo, la Chiesa cattolica ha esultato per la misura, emettendo una nota, a firma di mons Jorge Enrique Serpa Pérez, vescovo emerito di Pinar del Río e presidente della Commssione nazionale di Pastorale penitenziaria. Vi si legge che «La commissione, insieme ai vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e fedeli laici, si unisce alla gioia dei familiari che, con sollievo e affetto, ricevono i loro cari privati della libertà ma ora beneficiari dell’indulto». L’indulto, aggiunge la nota, «è di per sè un gesto umanitario di misericordia, che supera le animosità, favorisce il reinserimento nella società delle persone beneficiate e agevola una migliore convivneza sociale». La nota apprezza anche che la concessione della libertà agli oltre duemila carcerati «si fondi su uno dei postulati della nuova Costituzione» (v. qui e qui), cioè «il reinserimento sociale delle persone private della libertà».
Proprio quest’ultima è la motivazione che ha mosso il governo alla misura: l’indulto è stato deciso dal Consiglio di Stato «in consonanza con la nuova Costituzione della Repubblica, che fra i suoi postulati favorisce il reinserimento sociale delle persone private della libertà». Ma l'annuncio governativo precisa anche che «sono state tenute in considerazione le petizioni dei familiari», e che la misura è in coerenza con la politica portata avanti ormai da «vari anni» dal governo cubano.
Sono stati rimessi in libertà, quindi, quanti hanno tenuto un buon comportamente nel periodo della detenzione, hanno scontato almeno un terzo della pena, hanno problemi di salute, sono anziani. Ovviamente, fra gli indultati non vi sono colpevoli di assassinio, stupro, pedofilia, furto aggravato da violenza, corruzione, recidiva.
*Malecon, lungomare a L'Avana. Foto di Pedro Szekely, tratta da Flickr, immagine orignale e licenza
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