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Pedofilia: respinto il ricorso del card. Pell
VICTORIA-ADISTA. È stata confermata, il 21 agosto scorso, dalla Corte Suprema di Victoria, in Australia, la sentenza di condanna emessa a febbraio per il card. George Pell – 78 anni, già membro del consiglio dei Cardinali e a capo del dicastero vaticano per l’economia, v. Adista Notizie nn. 44/18, 9/19 - al termine del processo di primo grado per abusi atti osceni e aggressione sessuale contro due ragazzi del coro nella sacrestia della cattedrale di Melbourne dopo la Messa di mezzogiorno, alla fine del 1996 e di nuovo all'inizio del 1997, epoca in cui era arcivescovo della diocesi australiana. Pell aveva infatti presentato ricorso in appello, denunciando «gravi irregolarità »: in particolare, secondo il team di legali del cardinale, le procedure adottate durante il dibattimento non avrebbero consentito alla giuria di essere convinta «oltre ogni ragionevole dubbio» della colpevolezza di Pell. Il giudice, infatti, non avrebbe permesso alla difesa di mostrare un video; al cardinale non sarebbe stato inoltre concesso di dichiararsi “non colpevole” di fronte alla giuria e quindi di dimostrare la sua innocenza; ancora, il verdetto di colpevolezza della giuria sarebbe stato «irragionevole» perché basato soltanto su una singola testimonianza, cioè su quella dell'unica delle due presunte vittime dei suoi abusi sessuali, in quanto l'altra è morta di overdose di stupefacenti nel 2014; la giuria, infine, avrebbe ascoltato altri venti testimoni dell'accusa, senza sottoporli al confronto processuale.
Dopo l’udienza di appello, avvenuta nei primi giorni dello scorso giugno, ora è giunta la decisione dei giudici, raggiunta con una maggioranza di 2 contro 1. I legali di Pell – che ha sempre dichiarato la propria innocenza - hanno ora 28 giorni per procedere alla presentazione dell’ultimo ricorso all’Alta Corte. Immediato il comunicato della Sala Stampa vaticana, nel quale il direttore Matteo Bruni afferma che «Ribadendo il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, la Santa Sede prende atto della decisione di respingere l’appello del cardinale George Pell. In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il Cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte. Nell’occasione, insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili».
Un primo processo riguardante lo stesso reato, iniziato nell’agosto 2018, si era risolto con un nulla di fatto: la giuria non aveva raggiunto un verdetto e a novembre era iniziato un nuovo processo con una nuova giuria, che il mese successivo, dopo avere esaminato le prove, aveva dichiarato Pell colpevole. L’udienza per la determinazione della pena, il 13 marzo scorso, aveva comminato una condanna a sei anni di reclusione, di cui almeno 3 anni e otto mesi in carcere, con decorrenza immediata. Un ulteriore processo, che aveva come oggetto presunti abusi risalenti agli anni ‘70 nei confronti di due ragazzi in una piscina, previsto per lo scorso aprile, non ha più avuto luogo per mancanza di prove ammissibili.
Nel frattempo, gli incarichi in Curia sono decaduti: se infatti lo scorso ottobre papa Francesco aveva congedato Pell dal Consiglio dei Cardinali in ragione dell’età “avanzata”, alla fine di febbraio la Santa Sede aveva comunicato che il mandato da prefetto della Segreteria per l’Economia, iniziato nel febbraio 2014 e di durata quinquennale, era concluso e che quindi era terminato il suo servizio in Vaticano. Resta da vedere se, come nel caso dell’ex card. Theodore McCarrick, Pell verrà privato della berretta cardinalizia: per ora, nessun cenno è stato fatto a questa misura.
«Il cardinale Pell è ovviamente deluso dalla decisione odierna», è stato il commento della sua portavoce Katrina Lee dopo la conferma della condanna, «tuttavia, il suo team legale esaminerà a fondo il giudizio al fine di determinare uno speciale ricorso all'Alta Corte. Il porporato - ha aggiunto - ribadisce la propria innocenza. Ringraziamo i suoi numerosi sostenitori». «Tutti gli australiani – ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale cattolica australiana, mons. Mark Coleridge, devono essere uguali davanti alla legge e si deve accettare la sentenza»; gli ha fatto eco l’arcivescovo di Melbourne mons. Peter Comensoli, che ha sottolineato la «complessità della ricerca della verità» nel caso Pell. Un appello a «mantenere calma e civiltà» è giunto dall’arcivescovo di Sydney, mons. Anthony Fisher, che ha assicurato il suo impegno a fare della Chiesa un ambiente sicuro per i minori e le persone vulnerabili».
* Foto di Kerry Myers tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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