
L’istruzione è un diritto. Non solo dei ricchi. Il caso italiano e l’appello di Oxfam
La disuguaglianza sociale colpisce i più poveri e, tra questi, a pagare il prezzo più alto sono spesso i bambini. Secondo il rapporto “The power of education to fight inequality. How increasing educational equality and quality is crucial to fighting economic and gender inequality”, diffuso oggi da Oxfam (www.oxfam.org), è proprio sull’educazione dei minori – cioè lo strumento più potente per scardinare i meccanismi dell’iniquità economica e di genere – che paradossalmente si registrano dati preoccupanti in termini di disparità di opportunità. «In media – si legge nel comunicato di Oxfam Italia che ha accompagnato la pubblicazione del dossier – i bambini nati in famiglie povere hanno infatti 7 volte meno probabilità di terminare la scuola rispetto ai loro coetanei nati in famiglie ricche o benestanti». Il dato è globale, e riguarda principalmente i Paesi poveri. Ma anche in quelli considerati più “sviluppati” la situazione non è certo confortante, perché «solo il 75% dei ragazzi nati in famiglie con reddito basso termina le superiori, contro il 90% dei figli delle famiglie più ricche».
Le cause della disuguaglianza nelle opportunità di educazione dei minori sono molteplici ma, sottolinea Oxfam, su tutte grava l’irresponsabilità e la scarsa lungimiranza dei governi nello stanziare risorse opportune e nel predisporre politiche adeguate nel settore dell’educazione pubblica e gratuita. Secondo Areta Sobieraj, responsabile dell’ufficio educazione di Oxfam Italia, «i governi mettono a repentaglio il futuro dei bambini di tutto il mondo non investendo in un'istruzione pubblica di qualità gratuita. Ogni bambino dovrebbe avere le stesse possibilità di realizzare il proprio potenziale, non solo chi ha genitori che possono permettersi di pagare. Tantissimi ragazzi e ragazze partono svantaggiati nei Paesi poveri perché devono fare i conti con la malnutrizione cronica, che pregiudica il loro sviluppo e la loro capacità di studiare, mentre la spesa pubblica per l’istruzione si concentra nelle aree ricche a discapito di quelle povere, dove le scuole sono sovraffollate, prive di insegnanti qualificati, libri scolastici e anche semplicemente di servizi igienici. L’investimento in istruzione pubblica di qualità ha dimostrato invece di essere la leva più efficace per ridurre le disuguaglianze e costruire società più eque che sfruttano al massimo i talenti e il potenziale di tutti i bambini».
In merito ai tassi di dispersione, l’Italia non fa certo una bella figura nel panorama europeo e il dato, rileva Oxfam, ha ripreso a crescere negli ultimi anni: 11.7% nel nord-ovest, 18.5% nel Sud (anno scolastico 2017/2018. Lo Stivale «è il quarto Paese per abbandoni precoci in Europa, dopo Malta, Spagna e Romania, ben al di sopra della media europea del 10%». Ed è anche uno dei Paesi Ue «con uno dei più bassi investimenti in istruzione in rapporto al PIL». Sempre secondo il dossier, il 26% dei giovani e delle giovani di età compresa tra 15 e 29 anni non studia e non lavora (la media dei Paesi Ocse è del 13%). Per queste ragioni, è l’appello di Oxfam Italia, «è fondamentale che il nuovo Governo ponga al centro della propria azione maggiori e più efficaci investimenti nell’istruzione pubblica con l’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, le disuguaglianze tra regioni ricche e povere, includendo un sempre più alto numero di ragazzi che sono tagliati fuori». Risorse adeguate devono essere investite «nella qualificazione degli insegnanti, in politiche di pre-scolarizzazione efficaci, in innovazione didattica, per un orientamento scolastico tra un ciclo di studi e l’altro che faciliti la riduzione del numero degli studenti respinti nei primi anni delle superiori, per potenziare il contrasto alla povertà educativa e l’educazione alla cittadinanza globale».
Intanto l’organismo umanitario – che da anni combatte la povertà educativa e la dispersione scolastica nelle periferie italiane – ha pubblicato un manuale dedicato agli insegnanti interessati, “La scuola di tutti”, che riassume il lavoro di innovazione didattica promosso da Oxfam in Italia. «Riteniamo che l’approccio inclusivo e la metodologia del mentor, in quanto strumento di partecipazione attiva degli studenti, possano portare un grande contributo per rinnovare il sistema scuola, offrendo alle ragazze e ai ragazzi pari opportunità per il successo scolastico e dando la possibilità di vivere l’esperienza scolastica come momento di crescita personale e collettivo».
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