
Chiesa ed eutanasia: tema «delicato» da affrontare «senza superficialità»
«Quando la Chiesa affronta questo tipo di battaglie senza stare con la gente, puntualmente le perde. Ce lo insegna l’aborto, la legge sul divorzio e la legge 40, quella sulla procreazione medicalmente assistita». Lo dice don Vitaliano Della Sala, parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino, in un’intervista pubblicata su orticalab.it che affronta la sentenza della Consulta sull’eutanasia e la dura reazione della Conferenza episcopale italiana. Il fine vita, ribadisce don Vitaliano nell’intervista, è sicuramente un argomento «delicato», e «per questo motivo va affrontato con cautela e senza superficialità», cercando di immedesimarsi nell’esperienza e nell’enorme sofferenza di chi, come dj Fabo, si trova a compiere scelte difficili, che lui e solo lui può assumere.
Un suggerimento alla Chiesa cattolica in Italia? Secondo il parroco, «solo con il dialogo si arriva a soluzioni che non siano manichee, cioè quelle soluzioni che non riducano tutto a buoni da un lato e cattivi dall’altro». Il dialogo, affrontato caso per caso, deve comprendere pazienti, parenti e medici. «È necessario trovare delle soluzioni intermedie, dei punti di contatto, così come sul divorzio ci ha ricordato poco tempo fa papa Francesco, lasciando ai parroci la decisione sull’ammissione alla Comunione di persone separate legalmente, ovviamente dopo aver analizzato ogni singolo caso».
Orticalab.it chiede infine a don Vitaliano cosa farebbe se qualcuno gli chiedesse di accompagnarlo in un Paese all’estero per praticare l’eutanasia, come ha fatto con dj Fabo Marco Cappato, leader radicale dell’associazione Luca Coscioni, che per questo ha rischiato 12 anni di reclusione: «Non so dirti se accetterei o meno, di sicuro però valuterei, mi confronterei con il mio padre spirituale e prenderei la decisione con molta calma. I giudici si sono espressi sulla storia di dj Fabo, per quanto mi riguarda prenderei in considerazione anche il contatto umano, le emozioni, le parole e l’affetto, a quel punto subentrerebbe la legge dell’umanità».
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