
Sconfitta la retorica salviniana! Luci e ombre dell'accordo di Malta secondo il sociologo Ambrosini
Un passo piccolo, ma avanti: così è stato salutato da molti l’accordo del 23 settembre scorso, raggiunto tra i ministri degli Interni di Italia, Malta, Finlandia, Francia e Germania, sotto l’egida della Commissione Europea, che prevede un “Meccanismo temporaneo di solidarietà” messo in campo per far fronte all'arrivo delle imbarcazioni (comprese quelle delle Ong) cariche di migranti. L’accordo di Malta, che sarà discusso il 7 e 8 ottobre dal Consiglio dei Ministri dell’Interno dell’Unione Europea prevede, tra l’altro, la redistribuzione rapida e automatica dei migranti, a rotazione nei Paesi membri che aderiranno su base volontaria. Diversi le ragioni dell'entusiasmo intorno a questo piccolo accordo: innanzitutto rappresenta una deroga per il superamento del Regolamento di Dublino, che impone la gestione delle richieste d’asilo nello Stato di primo approdo; in secondo luogo, si apprezza la rinnovata apertura al dialogo con Francia e Germania; infine, l’accordo dovrebbe chiudere la brutta stagione delle navi ferme in mezzo al mare, cariche di migranti, in attesa del braccio di ferro tra Stati per trovare un “porto aperto”.
«La retorica salviniana sull’Italia lasciata sola da un’Europa sorda e indifferente ha subito una sconfitta», annuncia Maurizio Ambrosini (sociologo delle migrazioni all’Università di Milano), in un’analisi sul sito di Aggiornamenti Sociali: «Il metodo del dialogo ha pagato più di quello dello scontro. Gli accordi di Dublino non sono stati ufficialmente riformati, ma di fatto risultano superati. Il leader della Lega che aveva così enfatizzato gli sbarchi come un’invasione africana è stato messo nell’angolo».
Il sociologo non manca però di sottolineare gli aspetti più deboli dell’accordo di Malta. L’accordo varrebbe infatti solo in caso di salvataggio in mare, mentre negli ultimi mesi si moltiplicano gli sbarchi spontanei e “invisibili”. In secondo luogo, aggiunge il professore, «la criminalizzazione delle Ong non è stata rinnegata»: resta dunque il naso arricciato dei governi Ue di fronte a chi conduce profughi nel Vecchio Continente, cosa che sarebbe dimostrata, aggiunge Ambrosini, dal tentativo europeo di «identificare come porti sicuri anche quelli di Marocco e Tunisia». Terza critica: l’accordo non prevede pesanti sanzioni per «i Paesi ostili all’accoglienza».
Ma c’è ancora un’ultima critica che il sociologo delle migrazioni muove a questo accordo: il meccanismo di redistribuzione (a rotazione tra i Paesi aderenti) dei richiedenti asilo, i quali, spesso, «hanno delle aspirazioni ben precise e a volte dei legami con persone che risiedono in determinati Paesi. Non ha molto senso spedirli in Paesi in cui non hanno intenzione di rimanere, magari poveri di opportunità occupazionali e di servizi di welfare. Meglio pensare a un’accoglienza finanziata dall’UE, e in maggior misura da chi non accoglie, lasciando le persone accolte libere di decidere dove vogliono cominciare a ricostruire la loro vita».
Insomma, tra aspetti apprezzabili e punti deboli, Ambrosini saluta con favore il passo avanti di Malta ma, ribadisce con forza, «dobbiamo chiedere ai governi europei di andare oltre».
* foto di Irish Defence Forces, tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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