Nessun articolo nel carrello

29mo Dossier Statistico Immigrazione: i numeri che disinnescano la propaganda

29mo Dossier Statistico Immigrazione: i numeri che disinnescano la propaganda

La stagione dell’odio politico e mediatico contro i migranti e contro gli organismi di solidarietà che ne tutelano i diritti ha fatto da sfondo durante i lavori per la stesura della 29.ma edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2019 – con dati relativi a tutto il 2018 e anche a buona metà dell’anno in corso – che sui numeri, lontano dalle ideologie, fonda la propria attività analitica e divulgativa del fenomeno migratorio in Italia. Uno strumento, si è riconosciuto ancora una volta stamattina nel corso della presentazione romana del Dossier 2019, utilissimo non tanto e non solo agli addetti ai lavori, ma anche al resto dell’opinione pubblica, che intende orientarsi, con sguardo oggettivo, tra percezioni, mal di pancia, slogan e vere campagne mistificatorie. Così affermano i curatori del Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con il Centro Studi e Rivista Confronti: il Dossier arriva «dopo mesi di sovraesposizione politica, mediatica e sociale dei migranti, ingiustamente considerati come causa di molti problemi e disfunzioni endemici e strutturali al sistema Paese. Problemi e disfunzioni la cui soluzione potrebbe spesso essere efficacemente cercata lavorando insieme agli immigrati stessi, che, avendo spesso maturato una storia di insediamento e radicamento in Italia pluridecennale, costituiscono una parte integrante del tessuto sociale, culturale, produttivo e occupazionale del paese».

In particolare, il Dossier parla del 2018-2019 come «annus horribilis» per l’immigrazione, a causa dei due Decerti Sicurezza voluti dalla Lega di Matteo Salvini e votati dal governo giallo-verde, i quali «hanno colpito sia gli immigrati già presenti in Italia, il primo, sia quelli diretti verso il paese, il secondo. Tutta l’attenzione mediatica e la comunicazione politica hanno continuato a insistere sugli arrivi via mare dei richiedenti asilo, riproponendo (come da quarant’anni a questa parte) la retorica dell’invasione». Ma di invasione, sempre stando alle cifre e ai fatti, non c’è stata mai neppure l’ombra. Dal 2007 (119.310 sbarchi, già un terzo del 2016) si è giunti al 2018 con 23.370 sbarchi e al 2019 con soli 7.710 arrivi via mare (parallelamente la Spagna ne accoglieva 19.000 e la Grecia ben 39.000, cinque volte di più). Indicativo poi che nello stesso anno, mentre la retorica dei “porti chiusi” infiammava tv e Parlamento, una simile quantità di richiedenti asilo (6.500) venivano riammessi in Italia da altri Paesi Ue, in virtù del Regolamento di Dublino.

Il drastico calo degli arrivi, di cui oggi va orgoglioso l’ex ministro dell’Interno, ha però avuto un costo davvero elevato, ha ricordato il presidente di IDOS Luca Di Sciullo nel suo intervento alla presentazione romana: dal 2000 ad oggi sono infatti 25mila i morti o dispersi nel Mediterraneo centrale («la rotta ancora oggi più letale al mondo»). Nel 2018, secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, ne moriva uno su 50 salpati, ma nel 2019 quel rapporto cresceva a uno su 35, a causa tra l'altro dell’azzeramento della presenza di Ong nel Mediterraneo. Molti altri rifugiati sono finiti invece nelle maglie della cosiddetta guardia costiera libica «finanziata, addestrata e rifornita di mezzi dall’Italia e dall’Unione Europea», che per il contenimento delle migrazioni verso l’Italia si è resa disponibile a chiudere più di un occhio di fronte alla continua violazione dei diritti umani certificata nel “lager” libici.

alla politica di esternalizzazione delle frontiere e dei “porti chiusi”, che ha provocato un drastico calo degli arrivi via mare, sui deve poi aggiungere la «sostanziale chiusura, da diversi anni, dei canali regolari di ingresso per i non comunitari che intendano venire a lavorare stabilmente» i quali o tentano la via dell’immigrazione irregolare con i viaggi della speranza, oppure cercano altre destinazioni. Ecco perché, registrano i ricercatori del Centro Studi e Ricerche IDOS, in Italia, «in realtà è da almeno 6 anni che la popolazione straniera non è in espansione». Gli stranieri residenti in Italia crescono poco, sono 5.255.000 (l’8,7% di tutta la popolazione nazionale), e questa è «una tendenza che stride con l’andamento mondiale delle migrazioni, se si pensa che in due anni i migranti nel mondo sono aumentati di oltre 14 milioni, arrivando a un totale di 272 milioni a giugno 2019, pari a più di 1 ogni 30 abitanti della Terra».

Nel contesto europeo, che all’inizio del 2018 contava una presenza di stranieri pari a 39,9 milioni di persone (7,8% dei 512 milioni abitanti), «l’Italia si colloca al terzo posto per numero di stranieri residenti, dopo la Germania (9,7 milioni) e il Regno Unito (6,3 milioni)», seguita a stretto giro da Francia (4,7 milioni) e Spagna (4,6 milioni).

Dei 111mila nuovi stranieri dell’anno scorso, ben 65.400 sono bambini nati nel corso del 2018 da genitori stranieri e quindi, in virtù dell’attuale normativa sulla cittadinanza, anch’essi registrati come stranieri. Sottolinea poi il Dossier che anche le nascite dei bambini stranieri sono in calo, seguendo la tendenza nazionale, così come le richieste di cittadinanza, in netto calo rispetto ai due anni precedenti. «Pesa non solo una legge anacronistica imperniata sullo ius sanguinis (che in 27 anni nessun governo è riuscito ancora a riformare, nonostante le innumerevoli proposte di legge depositate in Parlamento e le diverse campagne e raccolte di firme a favore di un suo superamento) ma addirittura un inasprimento dei requisiti, anche economici, necessari non solo per ottenerla ma soprattutto per conservarla, a causa delle aumentate possibilità di revoca introdotte dal primo decreto sicurezza del 2018».

E questo provoca disaffezione tra i più giovani e anche abbandono del Paese da parte degli stranieri più qualificati. Fenomeno che riguarda sempre di più, e in maniera preoccupante, i giovani italiani: «A dispetto della retorica nazionalista, infatti, i giovani italiani condividono le stesse difficoltà dei loro coetanei stranieri a trovare, in Italia, condizioni accettabili di inserimento e di stabilità, a cominciare dal lavoro: precario, sottopagato, sotto-qualificato e con scarse prospettive di miglioramento».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.