
Oxfam su disuguaglianza climatica: la Cop25 ha ignorato il grido dei poveri
E così, come previsto, il summit Onu sul clima Cop25 ha rappresentato, ancora una volta, la montagna che ha partorito il topolino, l’ennesima occasione persa nella guerra ai cambiamenti climatici e alla disuguaglianza climatica. Con gli impegni assunti a Madrid, denuncia tra gli altri Oxfam, «impossibile contenere l’innalzamento delle temperature globali entro 1,5 gradi».
In particolare, sottolinea l’organizzazione, «mentre i popoli di tutto il mondo chiedono un’azione immediata per contrastare l’impatto del cambiamento climatico», il più importante vertice internazionale di contrasto ai cambiamenti climatici – paralizzato da negoziazioni tecniche che non hanno condotto ai risultati attesi – abbandona «i Paesi più poveri del pianeta, dove centinaia di milioni di persone devono la loro sopravvivenza alla capacità di resistere e risollevarsi da catastrofi climatiche sempre più estreme, imprevedibili e frequenti».
Ha ribadito la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti, che i grandi della Terra, principali responsabili delle emissioni inquinanti, hanno ignorato il grido dei poveri, mentre «gli impegni assunti per la mitigazione del surriscaldamento globale provengono da Paesi che sono responsabili solo del 10% delle emissioni globali».
Due sono le preoccupazioni di Oxfam: da un lato il finanziamento, da parte dei Paesi ricchi, del Fondo Globale per il Clima, attingendo al quale i Paesi più poveri possono far fronte ai danni causati da fenomeni naturali estremi. In merito, la Cop25 «non ha stabilito nessun meccanismo finanziario aggiuntivo».
In secondo luogo, c’è la spinosa questione della riduzione delle emissioni inquinanti: in solidarietà con il popolo “verde” dei Fridays For Future – i giovani e le società civile del mondo intero che chiedono l’azzeramento entro il 2050 – la direttrice delle campagne di Oxfam Italia invita i governi a dedicarsi, «già dall’inizio del prossimo anno, ad un taglio radicale delle emissioni per evitare impatti catastrofici prima che sia troppo tardi. La strada individuata con gli Accordi di Parigi non è ancora svanita del tutto, ma è il momento di agire adesso».
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