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Giornata Internazionale del Migrante. Dalla propaganda alla proposta: un editoriale di

Giornata Internazionale del Migrante. Dalla propaganda alla proposta: un editoriale di "Avvenire"

“Chi cammina davvero la terra. Migranti: la Giornata Onu e i dati reali” è l’editoriale di Maurizio Ambrosini – sociologo delle migrazioni all’Università di Milano e all’Università di Nizza, direttore di Mondi migranti e direttore scientifico della Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni del Centro studi Medì (CSMedì) di Genova – pubblicato su Avvenire in occasione della Giornata Internazionale del Migrante (18 dicembre), istituita dall’Onu nel 2000 per commemorare l’approvazione della “Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle Loro Famiglie” (qui il testo della Convenzione in inglese).

Meno ansie più verità

Quest’anno, spiega Ambrosini, la ricorrenza della Giornata cade «in un frangente politico in cui la tensione sul tema appare un po’ raffreddata» e dunque è possibile discutere sui fenomeni migratori in Italia «in un contesto meno condizionato dalle emozioni e in un modo più attento ai dati del fenomeno».

Nel mondo si contano circa 272 milioni di migranti (3,6% della popolazione mondiale), spiega Ambrosini, di cui 24 rifugiati o richiedenti asilo all’estero. Il numero di migranti cresce, «ma non in modo esorbitante», ridimensiona il sociologo, soprattutto se confrontato con l’aumento generale della popolazione mondiale. Insomma, tira le somme Ambrosini, «oltre il 96% degli esseri umani rimangono sedentari, o al massimo circolano all’interno del proprio Paese. I “tutti” che non potremmo ospitare, secondo una ricorrente polemica, semplicemente non esistono. Non si spostano da casa loro».

La “solita” propaganda anti-migranti tende poi a semplificare e ridurre la questione dei flussi migratori nel mondo al solo spostamento Sud-Nord, riproponendo in continuazione il modello che vede poveri in cerca di fortuna nei Paesi cosiddetti “sviluppati”, quando invece i dati reali parlano di un fenomeno estremamente complesso e diversificato: «Più di quattro migranti su dieci si sono diretti verso Paesi in via di sviluppo – spiega il professore – e nel caso dei rifugiati il valore è doppio: più di otto su dieci. Tra i migranti internazionali che si sono insediati in Paesi sviluppati, quasi quattro su dieci provengono da altri Paesi sviluppati, che a loro volta esportano 14 milioni di emigranti verso i Paesi in via di sviluppo».

Guerra ai migranti o guerra ai poveri?

I dati dimostrano, da un lato, l’inconsistenza di un’ipotesi d’invasione e, dall’altro, la bugia delle frontiere serrate. Per talune categorie di migranti anzi – si parla di imprenditori, lavoratori qualificati, taluni studenti – la mobilità è piuttosto agevole. «Le chiusure più rigide riguardano invece i migranti più deboli», spiega Ambrosini: «Le persone in cerca di asilo, i lavoratori poco qualificati, i cittadini dei Paesi a basso reddito, i migranti in condizione irregolare, anche se residenti da anni sul territorio». Il sociologo sottolinea poi che i Paesi ricchi stanno cercando di arginare il più possibile anche i ricongiungimenti familiari, «a sottolineare il progressivo abbandono dell’attenzione ai diritti umani nel trattamento di migranti e profughi».

La proposta

Ambrosini conclude invitando a «governare il fenomeno» seguendo tre principi: «“Concertazione” significa dare corso ai due Global Compact, su immigrazione e asilo (per l’Italia, anzitutto, significa firmarli), e tradurli in regole condivise. “Distinzione” vuol dire ragionare su categorie specifiche, non sull’immigrazione in generale: domandarsi per esempio di quante lavoratrici le nostre famiglie avrebbero bisogno, e come accoglierle regolarmente. “Responsabilità” implica onorare le convenzioni internazionali, sull’asilo come sui minori, ripristinando i diritti umani come uno dei principi-guida delle politiche migratorie: non l’unico, ma nemmeno il minore e il più elastico».


* Foto di Noborder Network, tratta da Flickr. Immagine originale e licenza. L'immagine è stata ritagliata.

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