
Aiutiamoli a casa loro? Oxfam: il Fondo UE per l’Africa usato per “difendersi” dai migranti
Il Trust Fund dell’Unione Europea per l’Africa (EUTF Africa) è un fondo fiduciario – lanciato dai capi di Stato e di governo africani ed europei a La Valletta nel 2015 – che dovrebbe promuovere la stabilità, la pace e lo sviluppo del continente, contrastando in questo modo le ragioni profonde che spingono famiglie o intere comunità a fuggire, abbandonando le proprie terre. Insomma, una sorta di (reale e concreto) “aiutiamoli a casa loro” cui però pare abbiano creduto, secondo quanto si legge in un rapporto di Oxfam fresco di pubblicazione, più i governi africani che quelli europei. Il dossier, infatti, «ha rivelato una nuova preoccupante traiettoria dell’aiuto allo sviluppo, sempre più legato alle politiche migratorie dei donatori, incentrate sul contrasto all’immigrazione irregolare».
Si tradisce così la ragion d’essere stessa di quei fondi, dirottati in quote crescenti a finanziare l’impermeabilità delle frontiere europee (ovvero i respingimenti) e incapaci «di contribuire alla riduzione della povertà e della disuguaglianza» nelle aree più depresse del continente.
«I rappresentanti dei governi europei e gli ufficiali dell’UE – denuncia ancora il rapporto – hanno espresso la volontà di utilizzare il Fondo per l’Africa al fine di prevenire l’arrivo di migranti irregolari e di intensificare gli sforzi compiuti per organizzare i loro rimpatri». Questo è dimostrato anche dagli obiettivi espressi in numerosi progetti finanziati – anche quelli destinati allo sviluppo delle comunità e alla lotta alla povertà – nei quali spesso si legge: «Miglioramento della gestione dei flussi migratori» oppure «riduzione dell’immigrazione irregolare in Europa». Il rapporto segnala inoltre «la gravità di un approccio di fondo preoccupante, dal momento che il successo dei progetti di sviluppo è sempre di più misurato in base a quanto riesce a contenere le migrazioni e non in base ai benefici che genera per le comunità nei diversi Paesi».
Guarda caso, accusa ancora la confederazione internazionale di Ong, la Libia rappresenta il «primo Paese destinatario con circa 328 milioni di euro». Nel caso dei fondi destinati a progetti in Libia «si è trattato di risorse usate per la Guardia costiera, che si è rivelata complice dei trafficanti di esseri umani lungo la rotta del Mediterraneo centrale e ha operato in mare per riportare, in tre anni, circa 40 mila uomini, donne e bambini innocenti verso i “lager libici”, dove sono quotidianamente esposti a torture e abusi indicibili».
Leggi il report nella sua versione integrale in inglese
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