
Piano di Pace di Trump: ecco perché la «truffa del secolo» ci riguarda
«Può il presidente degli Stati Uniti disporre di terre altrui e del Popolo che le abita e farne dono a suo piacimento?». La domanda è ovviamente retorica. E se la pone Nino Lisi (della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese) in un commento pubblicato su Articolo 21. Al centro della denuncia c’è il “Piano di Pace” di Donald Trump per il Medio Oriente che ha fatto infuriare i palestinesi e che prevede, tra le altre cose, la sovranità dello Stato di Israele sui Territori occupati e riconosce Gerusalemme come capitale unica e indivisibile di Israele. «Il novello imperatore», che si ritiene unico padrone del mondo sin dal crollo dell’Unione Sovietica, tratta la Palestina come contee e ducati ai tempi di principi e imperatori, condanna Lisi, e tutto questo avviene «senza che, almeno sinora, un’ondata di indignazione lo travolga e lo detronizzi».
L’autore parla di inciviltà e arbitrio internazionale, e invita ad «opporci fermamente perché ne va anche del nostro futuro. Non possiamo tollerare che del Diritto Internazionale si faccia carta straccia; non possiamo continuare ad accettare che le relazioni tra gli Stati vengano affidati alle ragioni della forza».
Nino Lisi si rivolge poi direttamente a Trump: «Verrà il tempo in cui anche tu sarai giudicato per aver stravolto e negato nei fatti l’ideale di Libertà nel quale hanno sperato e per cui hanno lottato ed ancora sperano e lottano Popoli interi».
Nel frattempo noi non possiamo restare inerti di fronte alla «Truffa del secolo», dobbiamo riempirle le piazze per chiedere al nostro governo di «condannare apertamente il misfatto dell’Imperatore, denunziandolo ai Tribunali Internazionali ed in primo luogo all’Onu».
In gioco non c’è solo il futuro del popolo palestinese: «ne va non solo della nostra dignità di Paese che vogliamo libero e indipendente, ma anche della nostra stessa sicurezza, perché se non è il diritto a prevalere ma la forza, può accadere di tutto a qualsiasi Paese, anche al nostro. Capitò alla Grecia, per far un esempio a noi vicino. Non svegliamoci troppo tardi».
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