
Diritti violati, malattie e devastazione ambientale. Gli effetti del petrolio del Sud Sudan
Gravi problemi di salute, malformazioni, patologie dermatologiche sconosciute, aborti spontanei e moria di bestiame. Insieme, infrastrutture e centri sanitari devastati o depauperati dalla guerra civile. Siamo in Sud Sudan, al confine con il Sudan, nello Stato Northern Liech (parte dell’ex Stato di Unity). Nei campi petroliferi si continua a estrarre greggio senza sosta: questa la causa dell'altisismo livello di inquinamento nella regione e della relativa precarietà sanitaria delle popolazioni locali. Lo confermerebbe, si legge su Nigrizia nell’articolo “In Sud Sudan per il petrolio si continua a morire” nel report Oil, Power and a sign of Hope della Ong tedesca “Sign of Hope”. I dati raccolti mostravano già nel 2016 «una presenza di metalli pesanti nell’acqua tale da giustificare i gravi problemi di salute denunciati dalle comunità residenti nella zona. La concentrazione abnorme di metalli pesanti era attribuita alla cattiva gestione dell’acqua, gravemente inquinata, che si origina nell’estrazione del greggio».
Negli anni, diverse Ong hanno sollevato più volte «la questione del mancato rispetto degli standard internazionali di sicurezza nelle operazioni di estrazione del greggio» e la «violazione dei diritti» delle popolazioni a cavallo tra Sudan e Sud Sudan, espropriate, cacciate dalle loro terre già ai tempi dei primi impianti. «Da noi, in occidente, si parlava di guerra di religione: i musulmani del nord contro i cristiani del sud. Era una guerra per il petrolio».
Con l’indipendenza del Sud Sudan, raggiunta nel 2011, il neonato Stato approvò una legislazione più stringente, si legge su Nigrizia, «ma la corruzione rampante, nutrita proprio dai proventi del petrolio, ha fatto sì che non venissero mai applicate. E i risultati si vedono e vengono pagati dalla popolazione». A complicare le cose, poi, una guerra civile che si è combattuta anche per la gestione dei pozzi, e che ha provocato un crollo verticale degli standard di manutenzione e di contenimento degli sversamenti.
L'inchiesta di bellingcat.com – Black gold burning: in search of South Sudan’s oil pollution (L’oro nero sta bruciando: alla ricerca dell’inquinamento da petrolio del Sud Sudan) – fa largo uso di immagini, anche satellitari, per documentare lo stato di degrado ambientale nella regione petrolifera. Emerge «un quadro preoccupante», perché il petrolio «è una risorsa insostituibile per il Paese, di cui costituisce il 95% delle esportazioni e una delle voci più importanti per la formazione del Pil»; e «la preoccupazione aumenta ancora se si pensa che il governo di Juba si prepara a mettere all’asta altri diritti per le prospezioni petrolifere sul suo territorio». La speranza, seppur remota, di un cambio di passo nelle politiche estrattive è fondamentale per il giovane Paese, altrimenti «conflitti, inquinamento ambientale, violazione dei diritti di base della popolazione e corruzione potrebbero aumentare ancora in Sud Sudan».
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