
"Parole non pietre": un patto contro il linguaggio d'odio
Giornalisti, rappresentanti della società civile e delle tre religioni monoteiste sono stati convocati da Articolo 21, Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e Unione sindacale giornalisti Rai (UsigRai) in una tre giorni dal titolo “Parole non pietre”, naturale prosecuzione del percorso di riflessione che aveva portato alla “Carta di Assisi” il 19 maggio 2019.
Il cosiddetto “Sinodo dei giornalisti”, che si è tenuto dal 28 febbraio al primo marzo presso la sede romana della Civiltà Cattolica, si pone, in linea con la Carta di Assisi, l’ambizioso obiettivo di stringere un patto contro razzismo, antisemitismo, islamofobia, violenza di genere, omofobia, ecc., per contrastare il linguaggio d’odio che oggi pervade tanto la società quanto la narrazione dei fenomeni sociali.
Lo chiarisce Roberto Natale, coordinatore del Comitato scientifico di Articolo 21: «Siamo il Paese europeo più avvelenato nella percezione dell’altro – riporta il sito dei comboniani Nigrizia – in cui si assiste costantemente alla pericolosa crescita di un’onda di odio che continua a montare. E nessuna società, compresa la nostra, si può reggere sulla lacerazione continua che nasce dal disagio sociale».
Dice ancora Nigrizia che la Carta di Assisi, i cui 10 punti sono alla base della tre giorni, è nata «perché vi è un’emergenza culturale e civile che non può essere sottovalutata, ma affrontata in modo compatto nei vari territori religiosi, mediatici e sociali da cui deve scaturire una contaminazione (visti i tempi virali e di virus) vicendevole, che non tiene fuori nessuno. Perché il rischio, lo afferma Paolo Ruffini, prefetto del dicastero delle Comunicazioni della Santa sede, è che si finiscano per “costruire tribù ostili e non comunità. Perché nella pretesa di imporre agli altri la propria convinzione, si può sfociare nel fondamentalismo opposto. Dobbiamo sottrarci alla necessità di avere sempre un nemico, perseverare nel racconto, che è di per sé stesso incontro; nella cultura del dialogo che educa al coraggio necessario ad accettare l’alterità”».
Lo sforzo richiesto dai promotori agli operatori dell’informazione è ben sintetizzato dall’intervento della moderatora della Chiesa valdese, Alessandra Trotta: Occorre, ha detto, «aver cura delle parole; riesercitarsi nella capacità di utilizzare le parole che aprono e guariscono. Non permettersi non solo l’indifferenza, ma l’ignavia».
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