Nessun articolo nel carrello

Onu e omogenitorialità: governo deludente e senza coraggio

Onu e omogenitorialità: governo deludente e senza coraggio

Il 4 novembre dello scorso anno, a Ginevra, l’Italia è stata al centro delle osservazioni di 120 Paesi, rappresentati da altrettante delegazioni, nell’ambito della Universal Periodic Review (UPR), la Revisione Periodica Universale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ogni 5 anni monitora l’impegno dei Paesi membri per la tutela dei diritti umani.

L’Italia ha risposto alle raccomandazione delle 120 delegazioni, e ieri le Nazioni Unite hanno reso nota la posizione del nostro governo: a quanto si legge, il Belpaese avrebbe accettato 292 raccomandazioni su 306. Tra queste, in particolare, fanno discutere in questi giorni le 16 raccomandazioni accolte (su 17) in materia di diritti umani delle persone Lgbti. Ok del governo per una normativa stringente contro l’omotransfobia, per proibire interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex e per la protezione di rifugiati e richiedenti asilo Lgbti. Il nostro Paese, però, si è solamente limitato a “prendere nota” della raccomandazione islandese n. 171 sull’omogenitorialità, che richiede una legge che riconosca la genitorialità della coppia, e non solo del genitore biologico, nonché la possibilità alla coppia omosessuale di adottare figli.

Un grande successo dei movimenti per i diritti delle persone omosessuali, canta vittoria Yuri Guaiana (presidente dell’Associazione Radicale Certi Diritti), che ha coordinato il lavoro di advocacy proprio in vista dell’UPR. «Delude profondamente, invece, la scelta dell’Italia di limitarsi a prender nota della raccomandazione dell’Islanda sulle adozioni e la genitorialità arcobaleno», aggiunge: «Sul diritto all’uguaglianza e dei figli dei genitori dello stesso sesso ad avere entrambi i genitori riconosciuti non si transige e continueremo a batterci per ottenerlo».

«Sconfortante» anche secondo Gabriele Piazzoni (segretario generale Arcigay) dover «registrare ancora oggi una così evidente resistenza da parte della politica italiana ad affrontare il tema dell’omogenitorialità, come se fosse un’opzione da valutare col tempo e non una realtà già diffusa nel nostro Paese, priva da sempre di un riconoscimento». Un rifiuto che ricadrà «sulla testa di famiglie e in particolare di minori». «Delude», conclude, «la mancanza di coraggio sul tema dell’omogenitorialità, che infierisce su un ritardo che da anni denunciamo essere insostenibile».

Fonti: Certi Diritti, Gayburg

* Foto di Sergio D'Afflitto, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza. L'immagine è stata tagliata

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.