
Il virus e i porti chiusi: l'appello del Tavolo Asilo
Con il Decreto interministeriale n. 150 del 7 aprile scorso, il Ministero delle Infrastrutture e del Trasporti, sentiti gli altri ministeri, dichiara che i porti italiani, per tutta la durata dell’emergenza Covid-19, «non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Porto Sicuro (Place of Safety) solo per le navi soccorritrici battenti bandiera straniera che abbiano soccorso esseri umani fuori dalle nostre acque SAR». In definitiva si chiudono i porti alle operazioni di recupero e salvataggio dei migranti in mare, di fatto sospendendo il diritto internazionale mediante un decreto interministeriale, e quindi «di natura secondaria». Una decisione «inopportuna e non giustificabile», denuncia il Tavolo Asilo, rete di associazioni per i diritti dei migranti, della quale fanno parte anche A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cnca, Comunità papa Giovanni XXIII, Emergency, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), Fondazione Migrantes della Cei, Oxfam Italia e Save the Children Italia.
«Pur consapevoli del momento complesso che ci troviamo ad affrontare – precisano le associazioni del Tavolo – è importante garantire il rispetto dei principi di solidarietà e di umano soccorso», soprattutto considerando che, se l’Italia è impegnata nella lotta contro il virus, è anche innegabile che in Libia i migranti lottano quotidianamente per la vita in un contesto di guerra, tortura e schiavitù.
La nota sottolinea inoltre che il Ministero della salute si è già attrezzato, attraverso l’USMAF (gli uffici ministeriali di sanità marittima, aerea e di frontiera che si occupano del controllo merci e passeggeri in entrata in Italia), per garantire la quarantena delle navi cariche di migranti in arrivo sulle nostre coste.
* Foto di Sara Prestianni / Noborder Network, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza. Immagine rifilata.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!