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Covid-19: la guerra non si ferma. Inascoltato l’appello per un

Covid-19: la guerra non si ferma. Inascoltato l’appello per un "cessate il fuoco globale"

È passato quasi un mese dal giorno in cui il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, di fronte ad una pandemia che non conosce frontiere e che richiede uno sforzo unitario ad ogni latitudine, ha chiesto un cessate il fuoco globale. Che tutti depongano le armi per fronteggiare il vero nemico dell'umanità, il coronavirus, e consentire a governi e organizzazioni umanitarie di portare aiuto alle popolazioni colpiete e creare agevolmente le condizioni della cura e della lotta al contagio. Il 31 marzo scorso, raccontava Adista, avevano espresso piena adesione alla richiesta di Guterres ben 53 Stati membri delle Nazioni Unite: Andorra, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Costa d’Avorio, Croazia, Danimarca, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Guinea, Indonesia, Irlanda, Islanda, Italia, Jamaica, Giappone, Giordania, Kuwait, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Mali, Messico, Montenegro, Namibia, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Qatar, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Ungheria e Uruguay.

Nell’angelus del 29 marzo scorso, anche papa Francesco aveva sposato e rilanciato l’appello di Guterres a deporre le armi in tempo di pandemia. «Cari fratelli e sorelle», proclamava il papa nella consueta preghiera di chiusura dell’evento domenicale, «nei giorni scorsi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, richiamando l’attuale emergenza per il Covid-19, che non conosce frontiere. Un appello al cessate il fuoco totale. Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità». La pandemia costringe a far fronte comune contro il nemico invisibile e questo impegno congiunto, auspicava Francesco, «possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri di un’unica famiglia. In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace».

Nonostante il largo consenso della comunità internazionale intorno alla proposta del Segretario generale, denuncia Oxfam in un comunicato stampa del 23 aprile, dopo circa un mese, nelle regioni calde del pianeta «si continua a morire a causa degli scontri». Per esempio nello Yemen sotto le bombe saudite, aggiunge l’organizzazione, il virus circola liberamente e «solo metà delle strutture sanitarie è in funzione». La tregua è stata recentemente dichiarata ma è rimasta solo sulla carta e i combattimenti proseguono lasciando 20 milioni di persone prive di assistenza sanitaria, dispositivi di protezione o posti in terapia intensiva.

Stessa situazione drammatica a Gaza e in Africa Occidentale, avverte Oxfam, dove alla pandemia si combinano fattori critici come le tensioni politiche, gli eventi climatici e la povertà estrema. Sono solo alcuni esempi, indica Paolo Pezzati (policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia), «che evidenziano come la pace in tante regioni del mondo, oggi più che mai, non sia rinviabile, nemmeno di un giorno». Allo stesso tempo, denuncia ancora Oxfam, «mentre il mondo affronta una terribile pandemia, il commercio e la produzione di armi non si ferma e in molti Paesi si continua a sparare e a lanciare bombe». «Se l’appello delle Nazioni Unite, rilanciato anche da Papa Francesco, non verrà rispettato, milioni di persone moriranno con l’arrivo e l’espandersi del virus nelle zone di conflitto».

Sarà anche impossibile, per le numerose organizzazioni umanitarie che già operano nelle zone calde del pianeta, fornire il sostegno necessario alle popolazioni per la lotta alla pandemia. Per questo Oxfam e altre 70 organizzazioni internazionali hanno deciso di fare fronte comune, in linea con il segretario generale Onu Guterres, e di lanciare una grande mobilitazione globale per «una tregua senza eccezioni», «un “cessate il fuoco globale” che può essere realizzato solo se restiamo uniti nell’intento di costruire un mondo di pace».


*Antonio Guterres, foto di United States Mission Geneva, tratta da Flickr. Immagine originale e licenza. L'immagine è stata leggermente rifilata

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