
La centralità dell’Europa: un articolo di Romano Prodi su “Vita Pastorale”
«L’Europa unita e punto di equilibrio in un mondo attraversato da continue tensioni, oggi aggravate dalla pandemia da Covid-19, sembra essere un pensiero ricorrente nei discorsi di papa Francesco in queste settimane di confinamento». Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea, sul numero di giugno del periodico dei paolini Vita Pastorale, cita la «costante preoccupazione» del papa «non europeo» per il progetto originario dell’Unione, garanzia di pacificazione in un mondo sempre più a rischio di «Terza guerra mondiale a pezzi».
In particolare, prosegue Prodi, Francesco «fa riferimento ai valori fondanti dell’Europa, solidarietà e “unità fraterna” tra le nazioni» per superare la pandemia e i devastanti effetti economici, ma anche per giocare un ruolo chiave nella promozione su scala globale dei processi di pace e riconciliazione.
«La comunità – aggiunge Prodi – è il più grande antidoto agli individualismi che caratterizzano il nostro tempo, a quella tendenza diffusa oggi in Occidente a concepirsi e a vivere in solitudine».
Prodi invoca una «Unione di minoranze», raggiungendo «un nuovo equilibrio» tra gli Stati membri, perché «il progetto europeo, non può essere espressione di un solo Paese», cioè la Germania.
«Ancora oggi, in emergenza sanitaria, ci troviamo davanti a questo irrisolto problema: il Nord guarda con sospetto i Paesi del Sud. Ma se Francia, Spagna, Italia e tanti altri Paesi restano uniti, le cose possono cambiare». La pandemia ha messo tutti sullo stesso piano e nessuno – nemmeno i Paesi del Nord Europa – se la caverà da solo, suggerisce Prodi. «Abbiamo, quindi, bisogno di ritrovare quell’unità
che ha consentito di rimetterci in piedi dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, che ci ha reso la prima realtà in termini di reddito e il più grande esportatore del mondo. E possiamo farlo solo se uniti».
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