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Al via la mobilitazione sui social contro la vendita di armi all'Egitto

Al via la mobilitazione sui social contro la vendita di armi all'Egitto

«Chiediamo al governo di bloccare qualsiasi ipotesi di nuove forniture militari all’Egitto di al-Sisi». Dopo alcune settimane in cui si rincorrono sempre più fondate voci su nuove forniture di armi all’Egitto (v. Adista Notizie n. 23/20), arriva l’appello alla mobilitazione collettiva di Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace e Amnesty International Italia, che chiedono ai due rami del Parlamento «di pretendere un dibattito aperto e chiaro» sull’export di materiale bellico al Paese nordafricano, noto alle cronache più recenti per il sostegno al generale Haftar nella guerra contro il governo libico, riconosciuto e sostenuto anche dall’Italia, e per i casi Regeni e Zaky. Ragioni queste già sufficienti a fermare qualsiasi commercio di armi, in forza della Legge 185 del 1990, che ne proibisce la vendita a Paesi in guerra o che violano i diritti umani.

La stampa estera parla di «di trattative tra Roma e Il Cairo riguardo ad un “maxi-contratto”, definito “la commessa del secolo». In ballo, elencano gli organismi firmatari dell’appello, ci sarebbero due fregate multiruolo Fremm da 1.2 miliardi di euro «costruite per la marina miliare italiana ed ora destinate all’Egitto», altre quattro fregate, 20 pattugliatori, 24 caccia Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346. «Sempre secondo quanto riportato dalla stampa italiana ed estera – sottolineano nel documento – l’esportazione delle due fregate sarebbe già stata autorizzata dal governo». Ed è stato proprio in seguito a questa notizia che il dibattito è deflagrato dentro e fuori le aule del Parlamento, arrivando (finalmente!) anche sui media nazionali che fino ad ora avevano ignorato la questione. Anche i genitori di Giulio Regeni, dopo aver saputo dell’accordo commerciale, hanno dichiarato alla stampa di essersi sentiti traditi, offesi e indignati.

Sono dunque tre le ragioni dell’opposizione all’esportazione di armi all’Egitto, approfondiscono Amnesty, Rete Disarmo e Rete della Pace: «L'Egitto sostiene direttamente l'offensiva militare in Libia del generale Haftar fornendo basi di supporto e, probabilmente, materiali militari alle truppe di Haftar»; «In Egitto, a seguito del colpo di Stato promosso dal generale Abdel Fattah al-Sisi, le autorità hanno fatto ricorso a una serie di misure repressive contro i manifestanti e i dissidenti, tra cui sparizioni forzate, arresti di massa, torture e altri maltrattamenti, uso eccessivo della forza e gravi misure di limitazione della libertà di movimento»; infine, «le autorità egiziane non solo non hanno mai contribuito a fare chiarezza sul barbaro omicidio di Giulio Regeni» fornendo «informazioni insufficienti o parziali» e l’Italia continua a invocare il rilascio di Patrick Zaky, attivista e ricercatore egiziano dell’Università di Bologna, che rischia 25 anni di reclusione per «incitamento alla protesta» dopo la pubblicazione di alcuni post su un profilo Facebook ritenuto falso dalla difesa. Tre ragioni, dunque, che rendono questa fornitura non solo oltraggiosa, ma anche illegale, sottolinea l’appello, perché viola palesemente la Legge 185/90.

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