
George Floyd, Trump e la post-democrazia. Un editoriale di Francesco Occhetta
La violenza di un poliziotto uccide un afroamericano a Minneapolis; l’indignazione incendia il web e la protesta divampa in tutti gli Stati Uniti al grido di “Black Lives Matters”; il presidente Trump minaccia di scatenare l’esercito per sedare le manifestazioni; 40 città sotto coprifuoco; 4.400 persone arrestate. «Il New York Times definisce il Paese “una polveriera”», scrive il gesuita Francesco Occhetta in un editoriale dal titolo “La miccia del razzismo accende l’America. La crisi razziale colpisce il Paese con 40 milioni di disoccupati e più di 100 mila morti di Covid-19”, pubblicato sul numero di luglio di Vita Pastorale, mensile diretto da don Antonio Sciortino.
L’omicidio di George Floyd «tocca la radice della convivenza: il razzismo e la discriminazione, il modello di democrazia e il rapporto tra Presidente e Governatori, e poi il rapporto tra sicurezza e libertà dei cittadini». Non è un caso se il teatro di questi fatti é rappresentato dagli Usa,dove ogni anno muoiono mille persone per mano della polizia: «Il nervo scoperto rimane quello dei diritti civili», dice Occhetta, del denaro pubblico investito nella macchina della repressione invece che nella «prevenzione della criminalità giovanile, della povertà, della malattia mentale e così via». Proprio per queste ragioni, secondo l’editorialista, quando la rabbia popolare esplode sarebbe auspicabile da parte di un’amministrazione lungimirante evitare di «rispondere con altra violenza e gettare benzina sul fuoco nel modo in cui ha fatto il Presidente Trump».
Globalizzazione e neoliberismo, con il loro precipitato di disagio sociale, mettono sotto stress i processi democratici e la godibilità dei diritti civili. Occhetta parla di post-democrazia in un Paese messo alle corde tanto all’interno (una «politica interna dell’ordine senza regole») quanto all’esterno («una superpotenza che, invece di unire, sta dividendo e ricercando il nemico a ogni costo»).
Sul caso Floyd Occhetta recupera le parole di papa Francesco – «nessuna tolleranza per ilrazzismo, ma no alla violenza» – individuando «i due poli per ricucire politicamente una società che ha la responsabilità di rimettere al centro la dignità umana». «La dignità è il “diritto ad avere diritti” secondo Hannah Arendt. Per questo è importante che ai re e ai principi di turno la persona non sia “qualcosa” che ha un prezzo, ma dev’essere “qualcuno” che ha dignità. Anche quando si tratta di una sola persona».
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