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"La Pandemia di Rosarno": VII Rapporto Medu sulla situazione dei braccianti nella Piana di Gioia Tauro

Rosarno, Piana di Gioia Tauro, Calabria: una zona dell’Italia meridionale nota per la ricchezza della sua terra e in particolare per le coltivazioni degli agrumi, ma anche nota alle cronache degli anni passati per i numerosi casi di sfruttamento, di violenza xenofoba e di esplosiane di rabbia sociale.

Nella Piana di Gioia Tauro, da sette anni, l’organizzazione umanitaria indipendente Medici per i Diritti Umani (Medu) è presente con una clinica mobile durante la stagione della raccolta delle arance, fornendo servizi di assistenza sanitaria, supporto socio-legale e mediazione culturale a circa 2mila lavoratori stranieri che popolano gli insediamenti informali nei Comuni della Piana. In un comunicato del 16 luglio Medu chiarisce che, in questa difficile stagione, «il team ha inoltre portato avanti un costante intervento di informazione, prevenzione e sorveglianza attiva per il Covid-19 dal momento che gli insediamenti precari non sono stati raggiunti da nessuna iniziativa istituzionale di sistema per la prevenzione e il contenimento del virus».

Per il settimo anno consecutivo, Medu ha affiancato la sua attività di assistenza e sostegno ai braccianti a quella di informazione e comunicazione, in particolare con la pubblicazione di un rapporto annuale sulle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori agricoli stranieri nella Piana di Gioia Tauro. Il VII Rapporto – dal titolo “La pandemia di Rosarno. Emergenza sanitaria e sfruttamento endemico” è disponibile online, sul sito dell’organizzazione, sia in versione integrale sia in una più sintetica.

Il rapporto analizza il passaggio tra la fase pre-Covid a quella legata alla pandemia e al lockdown, che ha acutizzato le «già critiche condizioni di esclusione, marginalità e sfruttamento dei braccianti della Piana».

«Lo sfruttamento lavorativo e le pratiche illecite ampiamente diffuse, a cui si aggiungono la carenza di controlli e l’assenza di efficaci misure di contrasto alle illegalità sul lavoro, hanno impedito anche quest’anno l’accesso dei braccianti a condizioni di vita dignitose», si legge nel comunicato stampa diffuso insieme al Rapporto. «La gran parte delle patologie riscontrate dal team clinico di Medu rappresentano uno specchio delle pessime condizioni igienico-sanitarie, lavorative e abitative in cui è costretta a vivere la popolazione bracciantile della Piana di Gioia Tauro: emarginazione sociale, stigmatizzazione, promiscuità abitativa, carenza di elettricità e servizi igienici, mancanza di acqua potabile e riscaldamento negli insediamenti informali, condizioni lavorative disumane, alimentazione scorretta o insufficiente».

Tra le cose, Medu denuncia anche un altro paio di ingredienti, intervenuti negli ultimi anni ad avvelenare ulteriormente la ricetta di precarietà esistenziale e sfruttamento lavorativo dei braccianti stranieri impiegati nella raccolta degli agrumi, e cioè «la crescente precarietà delle condizioni giuridiche in seguito all’entrata in vigore dei Decreti Sicurezza e gli effetti della pandemia da Coronavirus».

In particolare, dice ancora Medu, «il primo Decreto Sicurezza (ottobre 2018) ha abolito la protezione umanitaria, che negli anni passati rappresentava il titolo di soggiorno più diffuso tra i braccianti, lasciando ben poche possibilità di regolarizzazione ai molti lavoratori che, a causa delle diffuse irregolarità contrattuali subite (lavoro grigio), non possiedono i requisiti per la conversione del titolo di soggiorno in motivi di lavoro».

Proprio con l’obiettivo di regolarizzare i lavoratori agricoli stranieri in piena pandemia è intervenuto il governo, tra le richieste deluse e le rimostranze della società civile (per esempio qui). Ma purtroppo «è assai probabile che il recente provvedimento di sanatoria troverà nella Piana di Gioia un’applicazione molto limitata a causa di numerose e rilevanti criticità».

In conclusione Medu denuncia «l’assenza di una volontà politica e di una pianificazione strategica volte ad incidere in modo significativo sul gravissimo fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura nella Piana di Gioia Tauro». La pandemia da coronavirus ha rappresentato «un evento sanitario e sociale drammatico», ma al contempo «avrebbe potuto rappresentare un’occasione di forte discontinuità per affrontare in modo nuovo e deciso la drammatica situazione dei braccianti». Ma il treno, a quanto pare, è stato perso anche stavolta. Per queste ragioni, «Medu torna a chiedere l’adozione di misure immediate e di lungo periodo per il contrasto dello sfruttamento bracciantile, il superamento dei ghetti e la promozione della legalità».

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