
Il «vestito vecchio». Un parroco commenta l'Istruzione sulla parrocchia
Si definisce «un parroco di lunga cordata» – che vuole restare anonimo (si firma D. M.) – l’autore di un commento molto critico all’Istruzione sulla conversione pastorale della comunità parrocchiale, pubblicato in data di ieri su SettimanaNews dei religiosi dehoniani. E già il titolo ben riassume il disaccordo dello scrivente: “Parrocchia: toppe nuove su vestito vecchio”.
«È impossibile non notare come l’impianto teologico-canonistico non presenta alcun elemento di novità. Manca ogni prospettiva che si affacci sull’inedito della parrocchia». «Ci si trova in presenza di un impianto ermeneutico fondamentalmente “tradizionale” della parrocchia – spiega l’autore del commento –. A fronte di una iniziale prospettiva pastorale-missionaria si scivola via via sempre più verso una prospettiva quasi esclusivamente canonistica nell’attardarsi a definire le diverse forme giuridiche di accorpamento delle parrocchie».
«Si indugia con una meticolosità da legulei – seguita D. M. – a passare in rassegna ruoli interdetti a laici e a puntualizzare funzioni di esclusiva spettanza clericale, tradendo un’impostazione tridentina che sembra ignorare del tutto il principio di corresponsabilità del laicato. Emerge una cristallizzazione concettuale che elude completamente la riflessione teologica postconciliare sulla teologia del laicato e del popolo di Dio».
Un documento quantomeno col freno tirato, secondo il parroco, perché pone un «argine giuridico all’inedito, che qua e là affiora nelle diverse zone del pianeta, che a rimodulare in modo inedito questa antica istituzione che è la parrocchia. Nel timore del nuovo che avanza ci si trincera dietro il già visto con un’operazione di ardito maquillage».
D. M. esprime quindi la sua delusione: «Ci si sarebbe aspettata – afferma in conclusione – una visione più profetica dell’Istruzione per svecchiare questa istituzione. Penso che rimanga questa la grande sfida per i parroci e per le comunità parrocchiali per ridare slancio e vitalità a un’istituzione che deve fare i conti con un nuovo senso dell’appartenenza, con una mobilità umana sempre più fluida, con nuove modalità di abitare il territorio, con il numero sempre crescente di “lontani” e con tante altre provocazioni che giungono dal mondo contemporaneo».
*Parrocchia San Crispino, Roma-Labaro. Foto di Decanoslv, tratta da it.m.wikipedia, immagine originale e licenza
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