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#esefossimonoiadaffogare?: un digiuno e una mobilitazione social dopo le recenti stragi di migranti

#esefossimonoiadaffogare?: un digiuno e una mobilitazione social dopo le recenti stragi di migranti

«E se fossimo noi ad affogare?». È lapidaria e inquietante la domanda che – in seguito ai naufragi di migranti ad agosto nel Mediterraneo – dà il titolo ad un appello di missionari e associazioni (Casa Amadou, Laudato si’-Un alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale, Centro Astalli, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione, Conferenza degli Istituti Missionari italiani, Comitato 3 ottobre, Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani, Comunità comboniana di Castelvolturno, Emmaus Italia, Fondazione Casa della Carità, Giovani Impegno Missionario, Gruppo Abele, Libera, Nigrizia, ResQ-People Saving People).

Il più imponente, quello di ferragosto, noto grazie alle testimonianze dei sopravvissuti: «Secondo quanto ricostruito da Alarm Phone, il servizio telefonico di Watch The Med dedicato ai migranti in difficoltà, la notte tra il 14 e il 15 agosto è partito dalla Libia un gommone con a bordo 81 persone», provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana, spiega l’appello diffuso ieri anche dal sito di informazione missionaria Nigrizia.

L’imbarcazione era in panne e le persone a bordo hanno subito cercato soccorso. Il seguito lo racconta un testimone: «Eravamo alla deriva quando siamo stati raggiunti da una motovedetta libica con cinque uomini armati a bordo. I miliziani ci hanno detto che ci avrebbero salvati e riportati in Libia se gli davamo i cellulari e i soldi, ma noi non avevamo soldi. È cominciata una discussione e alla fine loro hanno sparato sul gommone, hanno colpito il motore e alcune taniche di benzina. Ci siamo gettati in acqua, ma molti di noi sono morti». 45 per la precisione, tra cui 5 bambini. Ad attendere i sopravvissuti, invece, un centro di detenzione gestito in Libia dal governo di Tripoli.

Nella settimana dopo il naufragio di metà agosto ce ne sono stati altri tre, si legge nell’appello: «Il bilancio totale è di 100 morti e altre 160 persone sparite dopo aver preso il largo! Non possiamo restare a guardare e a contare senza muoverci! È gravissimo che sia proprio l’Italia a finanziare la guardia costiera libica». Niente di nuovo sul fronte Mediterraneo, dunque, per le associazioni firmatarie: da un lato il governo continua a proomuovere politiche di esternalizzazione delle frontiere pratiche illegali di respingimento di persone che fuggono da guerre e violazioni. Dall’altro, «l’Italia tiene ancora bloccate nei porti ben quattro navi che potrebbero salvare altri migranti».

Missionari e associazioni gridano tutta la loro indignazione: «Noi diciamo basta! Con papa Francesco, che domenica scorsa nell’Angelus ha detto con emozione che “Dio ci chiederà conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza”, abbiamo a cuore la vita di questi fratelli e sorelle in pericolo e sentiamo più che mai il dovere di muoverci per evitare la prossima strage!».

Allarmi inascoltati e interventi mancati, soprattutto in tempo di vacanze estive, quando l’attenzione dell’opinione pubblica è più sopita: questa la grave accusa mossa dai firmatari dell’appello alle istituzioni italiane. In questi giorni le notizie su stragi e detenzioni libiche passano in sordina, «senza clamori. Né da parte della politica né da parte della Conferenza Episcopale italiana. E siamo molto indignati riguardo le esternazioni del governatore Musumeci che usa i migranti per scopi elettorali», concludono le associazioni.

Impossibilitati a manifestare per ragioni sanitarie, i firmatari propongono «un digiuno il giorno venerdì 28 agosto, come segno di protesta contro l’indifferenza e di solidarietà con i migranti, secondo le modalità possibili ad ognuno/a». Propongono inoltre una mobilitazione web agli utenti dei social network: pubblicare un selfie con impresso sopra il l’hashtag #esefossimonoiadaffogare?

È tempo di «dire basta a questi crimini con molti altri gesti, restiamo umani, vigilanti e appassionati della giustizia e della dignità di ogni vita umana».

Per aderire all’appello come individui, gruppi o associazioni, inviare una email a: redazione@nigrizia.it.


* Immagine di manhhai, tratta da Flickr, immagine originale e licenza. La fotografia è stata ritagliata

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