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Silenzio e responsabilità: commenti all’indomani dell’omicidio di don Roberto Malgesini

Silenzio e responsabilità: commenti all’indomani dell’omicidio di don Roberto Malgesini

«Il primo piano delle sue mani spalancate ha conquistato tutti», scrive sul suo profilo Facebook don Nandino Capovilla (parroco a Marghera), ricordando commosso don Roberto Malgesini, il sacerdote dedito al volontariato accoltellato e ucciso ieri da un senza fissa dimora tunisino con disturbi mentali.

«A parte le solite strumentalizzazioni anti-migranti», commenta ancora Nandino Capovilla, «è allora bello leggere il fiume di commenti che riconoscono in don Roberto uno straordinario dono ed esempio che tanto ci fa bene. Non amava polemizzare né mettersi in mostra, ma solo servire le persone nel bisogno».

Don Nandino invita a coniugare «“servizio” con “solidarietà” e “diritti”», e sottolinea che «don Roberto non si è fermato neanche quando, per aver distribuito la colazione ai poveri in centro città, tempo fa, era stato multato dalla polizia locale. E lo stesso sindaco che ora ha proclamato il lutto cittadino aveva emesso un’ordinanza non solo contro i poveri di Como, ma anche contro i volontari. Alla raccolta firme della Lega contro la costruzione di un nuovo dormitorio la città aveva risposto con centinaia di persone in piazza con una coperta sotto braccio». Nel Natale 2017, ricostruisce Nandino, per volontà politica, «a Como la carità era diventa reato e la solidarietà un nemico del decoro urbano», e un’ordinanza, che aveva fatto infuriare la Caritas locale, proibiva la consegna della colazione ai senzatetto. In quella occasione «il nostro mite don Roberto non si era certo fermato, alle sette di mattina, caricando la sua auto di biscotti e di amore, per servire direttamente quel Cristo che aveva riconosciuto perfettamente».

È di oggi il commento di don Tonio Dell’Olio (presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi), affidato come di consueto alla rubrica “Mosaico dei giorni” pubblicata sul sito di Mosaico di pace. «È esattamente questo a fare la differenza», afferma ricordando la preghiera corale si ieri sera a Como «per la vittima e per l'assassino». In Cattedrale, in piazza e sul Canale YouTube della Diocesi si sono ritrovate persone di ogni fede e provenienza «per ringraziare l'unico Dio per la testimonianza martiriale di Roberto Malgesini», ma anche «per chiedere perdono delle nostre chiusure al Vangelo dell'accoglienza, per sanificare tutti i cuori dal virus dell'odio e della violenza, per quell'altro giovane che ha sferrato coltellate contro la vita, tutta la vita, anche la sua». Secondo don Tonio «l’alternativa è rassegnarsi al male, arrendersi alla strada che oggi passa per Colleferro, Caivano, Como e altri cento quartieri d'Italia». Afferma infine Tonio, ricordando anche don Pino Puglisi, caduto mentre sorrideva al suo assassino, che «non c'è altra strada per rigenerare il mondo, per sanare le ferite, per riscattarsi dalla violenza che farsi prossimo di Caino e non solo di Abele».

Punta il dito contro le iniziative della giunta comunale di destra Giovanni Sarubbi (direttore de ildialogo.org, periodico di Monteforte Irpino), dopo le polemiche suscitate dalle parole del vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, che dice: «La città vive in un clima disumano». Nel suo “Mattinale” di oggi su YouTube Sarubbi afferma che le destre «stanno facendo la guerra ai senzatetto, ai migranti e ai mendicanti». Ma la guerra l’hanno fatta «allo stesso don Roberto, che è stato anche multato per essersi opposto alle ordinanze sindacali che vietano di dare aiuto ai migranti». Quello di ieri «è un omicidio figlio delle politiche dei cosiddetti Decreti Sicurezza di Salvini e della Lega», prosegue l’accusa Sarubbi. Il senza fissa dimora, spiega citando il Corriere della Sera, «era diventato clandestino proprio a causa di tali decreti, e sperava in un aiuto di don Roberto che ha finito poi per pagare per la politica scellerata della Lega e di Salvini». Oggi, accusa il direttore del dialogo, giornali e leader di destra intendono fare di don Roberto «un loro martire» e si dicono allibiti per le parole del vescovo. «Non pretendo che capiate le vostre responsabilità – dice infine Sarubbi – ma almeno oggi tacete. Non accusate gli altri di essere ideologici come se voi non lo foste, e la vostra ideologia non fosse chiara: è quella fascista della disumanità, dell’assenza di solidarietà e del razzismo».

 

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