
3 ottobre: dopo 7 anni ancora morti nel Mediterraneo. Appello a Italia e Unione
Il 3 ottobre 2013 affondava nelle acque di Lampedusa un’imbarcazione che trasportava 500 migranti, per lo più eritrei, salpati dalle coste libiche di Misurata. 368 di loro perdevano la vita nel naufragio che – sebbene non il primo – apriva simbolicamente la lunga stagione delle morti nel Canale di Sicilia, imprimendosi anche nell’immaginario collettivo come un momento chiave, che simboleggia la tragedia delle vittime del mare, uomini, donne e bambini migranti che cercano futuro ma che trovano la morte.
Tanto che nel 2016, il Parlamento italiano ha istituito per il 3 ottobre una Giornata nazionale delle vittime di immigrazione, impegnandosi, in quella occasione, di snesibilizzare la popolazione sul dramma delle migrazioni e sul valore dell’accoglienza.
In occasione del 33 ottobre scorso, la Campagna #ioaccolgo – che racconta storie di accoglienza positiva, contro narrazioni e politiche discriminatorie per i migranti, e contro «la barbarie di un mondo fondato sull’odio e sulla paura» – ha denunciato la situazione del Mediterraneo, a ormai 7 anni dalla tragedia di Lampedusa, e ha invitato Europa e Italia ad una seria assunzione di responsabilità.
«Quella del Mediterraneo – afferma la Campagna – continua ad essere la rotta più pericolosa del mondo, con migliaia di persone vittime della frontiera marittima, soprattutto dopo la soppressione delle missioni di salvataggio e recupero come Mare Nostrum e la guerra dichiarata alle Ong, colpevoli solo di fare il loro dovere: salvare vite umane».
Due i nodi attualmente controversi. Da un lato il Migration Pact voluto da Ursula Von Der Leyen «riavvia il cammino delle riforme in materia di immigrazione e asilo» ma «conferma e non modifica la direzione sbagliata già indicata nel 2015». Una “riforma” con tante virgolette, insomma, che soffre in particolare la pressione del blocco di Visegrad: «Le divisioni tra i Governi europei sono emerse infatti soprattutto in relazione alle ipotesi di riforma del Regolamento Dublino e al divieto dei movimenti secondari, mentre vi è grande coesione sulle misure di contenimento degli arrivi e sui rimpatri».
Dall’altro, il governo italiano, «che ha confermato i vergognosi accordi con la Libia», annuncia modifiche ai decreti sicurezza di Matteo Salvini con un testo che «presenta luci e ombre».
Il comunicato si chiude con un appello: «Chiediamo al governo e al Parlamento di intervenire nella discussione sul Patto Europeo Migrazioni e Asilo per ribaltare la logica di chiusura ed esternalizzazione, introducendo vie legali e sicure di accesso per lavoro e per ricerca di protezione, promuovendo un programma europeo di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e una riforma del Regolamento Dublino coerente con le indicazioni emerse dall'Europarlamento nella scorsa legislatura».
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