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Stop armi alla Turchia di Erdogan: ancora un appello dei pacifisti italiani

Stop armi alla Turchia di Erdogan: ancora un appello dei pacifisti italiani

Senza voler prendere parte nel braccio di ferro diplomatico tra Grecia e Turchia, la Rete Italiana Pace e Disarmo commenta il preoccupato appello del governo greco ad un embargo della fornitura di armamenti ad Ankara. «Una richiesta – spiega la Rete in un comunicato odierno – che trae le sue motivazioni dalle tensioni tra i due Paesi, entrambi alleati NATO, sul Mar Egeo e in generale dalla politica di proiezione militare messa in atto da Ankara negli ultimi tempi».

Così la Rete Italiana Pace e Disarmo rilancia l’appello greco, consapevole dei nodi irrisolti e preoccupanti del regime di Erdogan: «L’evidente autoritarismo del governo turco, le gravi violazioni dei diritti umani e le ingerenze dirette in vari conflitti (Libia, Nagorno Karabakh) e indirette su tutto lo scacchiere geo-strategico del Mediterraneo giustificano una tale richiesta sia secondo i dettati delle norme nazionali ed internazionali sia secondo valutazioni di carattere politico».

Oltre ad essere un alleato sempre più scomodo, la Turchia è un importantissimo «cliente dell’industria bellica italiana», tanto che anche il ministro degli Esteri Di Maio aveva dimostrato preoccupazione sulla questione, annunciando iniziative in seguito mai rese note. «In particolare – ricorda il comunicato della Rete – il 16 ottobre dell’anno scorso il Ministro Di Maio aveva annunciato di aver firmato un atto interno alla Farnesina per bloccare le “vendite future di armi alla Turchia” e per “avviare un’istruttoria sui contratti in essere”».

Eppure, nei fatti, l’Italia ha continuato a spedire armi alla Turchia di Erdogan. Lo conferma l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (Opal) di Brescia, che analizzando i dati Istat sul commercio estero, ha rilevato «che da novembre del 2019 a luglio del 2020 sono stati esportati in Turchia più di 85 milioni di euro di “armi e munizioni”, una cifra che costituisce il massimo storico dal 1991». «Ciò significa – chiarisce la Rete – che sono continuate le forniture alla Turchia di munizionamento militare autorizzate negli anni scorsi». Ma anche che la posizione del ministro degli Esteri Di Maio non è stata presa seriamente, considerando anche che la Relazione del governo al Parlamento sull’export di armi (obbligatoria annualmente come previsto dalla Legge 185/90) «non solo non fa alcuna menzione della decisione del Ministro degli Esteri di ottobre 2019 prima ricordata, ma vengono evidenziate nuove autorizzazioni per oltre 63 milioni di euro e nuove consegne per oltre 338 milioni che fanno della Turchia il primo destinatario delle forniture di armamenti italiani nell’anno».

La Rete Italiana Pace e Disarmo, si legge in chiusura, «reitera dunque la propria richiesta di blocco totale e immediato di qualsiasi fornitura militare verso la Turchia, decisione che si sarebbe già dovuta e potuta prendere senza dover mettere in campo istruttorie e verifiche sul passato, nel pieno rispetto del dettato Costituzionale (art. 11), della legge 185/1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti e delle norme internazionali (Posizione Comune UE e Trattato ATT) sottoscritte dall’Italia».

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