
Religioni unite contro odio e violenza: "Famiglia Cristiana" intervista il cardinale di Vienna Schönborn
Un appello alle religioni – tutte – a non «seminare odio» arriva dal cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, all’indomani del drammatico attentato condotto il 2 novembre da Fejzulai Kujtim, giovane di origini macedoni, che ha gettato nel panico il centro città, provocando 4 morti e 17 feriti. In un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana sul numero da oggi in edicola, il cardinale spiega il suo punto di vista che, di fronte al tragico evento, si inserisce nel solco del dialogo interreligioso tracciato da papa Francesco con il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, siglato ad Abu Dahbi il 4 febbraio 2019 con il grande imam di Al-Azhar (v. Adista Notizie n. 6/19), e successivamente anche dall’enciclica Fratelli tutti.
Il 3 novembre, il giorno dopo la strage e in concomitanza con l’inizio del lockdown austriaco, nella cattedrale cattolica di Santo Stefano a Vienna si è tenuto un rito per commemorare le vittime dell’attentato, al quale hanno preso parte personalità politiche e rappresentanti delle principali comunità di fede d’Austria: oltre al card. Schönborn, il vescovo luterano Michael Chalupka, il metropolita ortodosso Arsenios Kardamakis, il presidente della comunità islamica austriaca Ümit Vural, e la vicepresidente della comunità ebraica Claudia Prutscher.
L’unità di tutte le religioni nella sofferenza e nella condanna è la via maestra per sconfiggere la violenza, ha detto Schönborn alla giornalista di Famiglia Cristiana Annachiara Valle, «perché l’odio non può essere combattuto con l’odio». Nessuno ha la soluzione, ribadisce nel corso dell’intervista, ma noi credenti possiamo e dobbiamo «vigilare», «rifiutando sentimenti di vendetta e di inimicizia».
L’arcivescovo di Vienna racconta la vicenda del giovane terrorista, del carcere e della radicalizzazione, vittima, dice, di una «pseudoreligione». Si rifiuta infatti di pensare, come fanno molti, che “Questo è l’islam”, perché il tema caldo della violenza non è solo un problema islamico ma «tocca tutte le religioni», anche quella cattolica, e tutte le comunità di fede «hanno bisogno di chiarire la questione della tolleranza, del rispetto delle altre religioni».
E se «la tentazione della violenza» è comune a tutti gli esseri umani, a prescindere dall’appartenenza religiosa, anche la soluzione deve essere comune: «È il pericolo del cuore umano quello di seguire il cammino dell’odio. Gli ebrei dicono che in ogni uomo ci sono due tendenze, la yetzer ha-tov, l’impulso buono, e la yetzer ha-ra, l’impulso cattivo, e ognuno di noi deve lottare per non seguire il cammino dell’odio. Questa lotta per seguire il bene dovremmo farla tutti».
Dio non può chiedere di fare del male, ha detto infine il cardinale. «Non dobbiamo lasciarci dividere e, con l’atteggiamento dell’amicizia e della vicinanza, possiamo sperare che questo modo di fare porti frutto. In Austria abbiamo un’ottima convivenza sociale e anche tra le religioni. Questo deve essere coltivato. C’è sempre la tentazione del diavolo che cerca la divisione, l’odio, il disprezzo dell’altro. Ma noi non dobbiamo cedere a questo e anzi dobbiamo lavorare sempre di più e meglio per rafforzare la nostra fraternità».
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