
"Credere": la storia di p. Soldavini, custode della biodiversità
P. Claudio Soldavini, classe ‘70, monaco benedettino, priore del monastero di Germagno, in Piemonte. Si occupa di custodire il germoplasma, si legge in un approfondimento della rivista Credere, che racconta la sua interessante attività nell’ambito dello spazio dedicato all’Anno Speciale 2020-2021 Laudato si’. Germoplasma, «una parola che indica la trasmissione della biodiversità, cioè delle tante varietà esistenti in campo agricolo e botanico. Un patrimonio che padre Claudio, nel silenzio della sua cella, ha trovato il modo di “custodire per il futuro”». Le piante come le miniature e i tomi che i monaci amanuensi trasmettevano, copiandole con penna e calamaio, alle generazioni future.
La passione per la botanica, dice, «è nata per caso», quando ha scelto di lasciare la produzione di icone per quella della marmellata, più proficua per il monastero. «Una scelta – spiega Credere – che ha portato alla lenta bonifica di due ettari di terreno, nonché alla ricerca di frutti particolari», specie minori o varietà botaniche estinte, che p. Claudio ha ripiantato grazie ad innesti recuperati dalle «collezioni varietali dell’Università di Torino e di due istituti specializzati in Trentino-Alto Adige».
Non solo, perché, da semplice hobby, la passione di p. Claudio prosegue e cresce, con pubblicazioni scientifiche, progetti di ricerca e app che fanno il giro del mondo.
Perché custodire il germoplasma? «Non sappiamo quando e come servirà – spiega il benedettino – ma conoscere e custodire il patrimonio botanico, anche se non porta benefici economici immediati, è una risorsa essenziale per l’umanità». Preservare la biodiversità, spiega allineandosi alla Laudato si’ di papa Francesco, «è un valore per se stesso, al di là di qualsiasi risvolto economico».
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