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Etiopia: appello del Secam alla pace nel Tigray

Etiopia: appello del Secam alla pace nel Tigray

Dopo gli accorati appelli alla pace di papa Francesco, dopo quelli dell’episcopato eritreo e dei vescovi dell’Amecea (Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale), un invito a deporre le armi arriva anche dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam-Sceam), organismo della Chiesa cattolica, che raggruppa i prelati di tutto il continente nero, nato nel 1968 sulla scia del Concilio Vaticano II.

È grande la preoccupazione dei vescovi africani riguardo al conflitto esploso il 4 novembre scorso nelle regione etiope settentrionale del Tigray, che ha già provocato numerosi morti e migrazioni di massa, ma anche un inquietante coinvolgimento dei Paesi vicini. In una nota del 5 dicembre, firmata dal presidente card. Philippe Ouedraogo e diffusa l’11 dicembre dalla Cisa, il Secam ha chiesto alle parti in causa – il governo centrale di Abiy Ahmed Ali e il Tplf (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray) – di «risolvere le loro divergenze amichevolmente, attraverso un dialogo aperto e nello spirito di fratellanza, rispetto, comprensione e riconciliazione».

l’appello è diretto ai responsabili di governo, locale e nazionale, e a quelli militari, per salvaguardare le vite prima di ogni altra cosa. Ma è anche un appello agli organismi della Chiesa e della società civile a prendere a cuore le esigenze primarie delle persone colpite dal conflitto.

Le armi devono tacere, hanno ribadito i vescovi, ricordando quanti conflitti già affliggono il continente. «Teniamo quindi sempre presente che qualsiasi forma di violenza perpetrata contro un essere umano è un'offesa a Dio e una violazione della dignità della persona», hanno aggiunto.

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