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Lettera di Vinicio Albanesi al Nazzareno per il suo

Lettera di Vinicio Albanesi al Nazzareno per il suo "compleanno"

Il Natale, è occasione per don Vinicio Albanesi – presidente della Comunità di Capodarco, fondatore dell’agenzia giornalistica Redattore Sociale (RS) e fondatore, insieme a don Luigi Ciotti, del Coordinamento delle comunità di accoglienza – per scrivere una riflessione in forma di lettera, pubblicata su RS e destinata direttamente al “festeggiato”, il Nazzareno, nel giorno in cui per consuetudine si celebra il suo compleanno.

«Ti chiamo Nazzareno perché così ti ho conosciuto: c’è voluto del tempo», spiega Albanesi, ma lentamente «sono diventato tuo amico».

Dopo un’infanzia passata accanto a Maria e Giuseppe, è dopo il tempo trascorso senza “notizie”, «hai iniziato sul serio a predicare», racconta Albanesi. «Usavi dei raccontini con i quali spiegavi che cosa era il regno nuovo per te». Però, aggiunge, «hai commesso un’imprudenza che non ti hanno perdonato. Hai voluto reinterpretare i comandamenti, dando loro un significato vero e logico. Hai detto che non era sempre importante osservare i precetti; era cosa migliore un metodo non violento incontrando chiunque ti avesse cercato; predicavi un Dio abitante nel mondo e non solo nel tempio. Hai riassunto il nuovo regno nel voler bene a Dio, a se stessi e al prossimo; ma non eri rabbino, né scriba, né fariseo». E in molti, dice in sintesi Albanesi, non ti hanno creduto, nemmeno di fronte ai numerosi miracoli. «Ti hanno fatto fare una brutta fine. Hai provato la disperazione delle ingiurie e delle percosse; ti sei sentito solo e disperato».

«Auguri vivissimi da parte mia e di milioni di persone che credono in te», conclude don Vinicio. «Cerchiamo di mettere in pratica quanto hai lasciato detto: è un po' dura perché voler bene a volte è facile, a volte sembra impossibile».

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