
Milleproroghe e trivelle: appello delle organizzazioni ambientaliste
Come ormai consuetudine, il dibattito politico di fine anno si scalda intorno al decreto Milleproroghe, appuntamento fisso che consente al Consiglio dei Ministri di prorogare al nuovo anno le misure in scadenza il 31 dicembre. Alcune indiscrezioni di stampa – affermano allarmate le organizzazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e WWF – ipotizzano un rinvio della norma sull’abbandono delle trivellazioni per l’estrazione di gas e petrolio in terra e in mare. Una decisione, sottolineano le organizzazioni, che andrebbe contro gli impegni assunti con l’Europa.
La legge che proibisce «su tutto il territorio nazionale il conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca ovvero di nuove concessioni di coltivazione dii idrocarburi liquidi e gassosi», spiega la nota diffusa ieri, «proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, va nella giusta direzione della decarbonizzazione della nostra economia richiesta dall’Europa con l’European Green Deal e soprattutto con lo strumento Next Generation EU che assegna all’Italia nel suo complesso 209 miliardi di euro (il 37% da destinare ad azioni per il clima) e respingerla in Consiglio de Ministri vorrebbe dire contraddire le scelte green del Governo concordate con l’Europa».
Da ottobre dell’anno scorso le associazioni chiedono al ministro «di varare una moratoria nazionale e il progressivo abbandono delle estrazioni di gas e petrolio, come fatto dalla Francia nel 2017, e richiamano i vantaggi economici della creazione di una filiera economica per lo smantellamento, la bonifica, il recupero e il riuso dei materiali delle piattaforme e dei pozzi a terra e a mare, che assicuri la giusta transizione verso un’economia verde». Si parla, solo nell’Adriatico, di oltre 34 piattaforme non produttive che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e le economie costiere fondate sulla pesca e sul turismo.
L’estrazione di gas e petrolio in Italia, aggiunge la nota di Greenpeace, Legambiente e WWF, rende pochissimo e «sopravvive artificiosamente per i numerosi incentivi, sovvenzioni ed esenzioni che lo tengono forzosamente in vita» e che lo Stato continua a mantenere in ossequio alle lobby estrattiviste, con la scusa della dipendenza energetica dall’estero, ma senza un reale beneficio per il Paese, e con numerose implicazioni sul percorso di decarbonizzazione e di conversione ecologica dell’economia italiana. «Un vero e proprio sussidio ambientalmente dannoso – spiega il comunicato – che sottrae alle casse dello Stato e alla comunità nazionale almeno 40 milioni di euro ogni anno».
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